Città del Vaticano , venerdì, 28. ottobre, 2016 16:45 (ACI Stampa).
Le interviste di Papa Francesco ormai non sono più una rarità, ma certo quando sono fatte da suoi confratelli hanno un sapore in più di “famiglia”. Così dalla collaborazione tra riviste di gesuiti è nata quella pubblicata oggi da Civiltà Cattolica e da Signum, con anticipazioni su un quotidiano svedese ma non sull’Osservatore romano, alla vigilia del viaggio in Svezia.
Il Papa parla di voglia di “avvicinarsi” ai fratelli e sorelle “che vivono in Svezia”, riferito in particolare ai luterani, e racconta ampiamente dei sui contatti con il mondo luterano in Argentina, e anche da Papa a Roma, ma senza mai entrare nelle questioni dottrinali.
Parla di amici, rapporti umani, simpatie personali e dice che i cattolici possono riflettere sulle parole “riforma” e “Scrittura”. Riformare, dice, era l’intenzione originale di Lutero “Poi questo gesto — anche a causa di situazioni politiche, pensiamo anche al cuius regio eius religio — è diventato uno “stato” di separazione, e non un “processo” di riforma di tutta la Chiesa, che invece è fondamentale, perché la Chiesa è semper reformanda”. La seconda parola è “Scrittura”, la Parola di Dio. Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo. Riforma e Scrittura sono le due cose fondamentali che possiamo approfondire guardando alla tradizione luterana. Mi vengono in mente adesso le Congregazioni Generali prima del Conclave e quanto la richiesta di una riforma sia stata viva e presente nelle nostre discussioni”.
Poi aggiunge: “Personalmente credo anche che si debba spostare l’entusiasmo verso la preghiera comune e le opere di misericordia, cioè il lavoro fatto insieme nell’aiuto agli ammalati, ai poveri, ai carcerati. Fare qualcosa insieme è una forma alta ed efficace di dialogo”. Si scaglia, il Papa, contro il proselitismo e ricorda l’ecumenismo del sangue. Poi parla di Assisi, del terrorismo, anche quello delle chiacchiere, delle idolatrie contemporanee, dei cristiani in Medio Oriente e di molti temi a lui consueti come il rapporto tra periferia e centro della Chiesa.
Francesco parla anche della fede, non averla significa per il Papa “non sviluppare adeguatamente una capacità di trascendenza. La strada della trascendenza dà posto a Dio, e in questo sono importanti anche i piccoli passi, persino quello da essere ateo ad essere agnostico”.