Città del Vaticano , mercoledì, 26. ottobre, 2016 10:40 (ACI Stampa).
Una storia in città, un rifugiato che cerca una strada e una signora che gli si avvicina chiedendo cosa cercasse. Lui senza scarpe. Vuole andare a San Pietro per varcare la Porta Santa. La signora si accorge che non ha le scarpe e decide di chiamare un taxi. Quel migrante ha un cattivo odore e quindi l'autista del taxi non vuole che salga, ma alla fine lo fa salire e la signora accanto a lui. La signora gli domanda un pò della sua storia. La sua storia di dolore, guerra, fame. Era fuggito dalla sua patria. Arrivati a destinazione, la signora apre la borsa per pagare ma l'autista non vuole i soldi per la sua corsa. "Signora sono io che devo pagare lei, lei mi ha fatto sentire una storia che mi ha cambiato il cuore", afferma l'autista. "Questa signora sapeva cosa fosse il dolore di un migrante, perchè aveva il sangue armeno. Alla fine la storia di quel migrante che puzzava ci profuma l'anima e ci fa cambiare. Pensiamo a cosa possiamo fare per i rifugiati". E' il piccolo racconto di Papa Francesco che caratterizza l'intera catechesi di questa Udienza Generale.
"Accogliere lo straniero e vestire chi è nudo". Continua la riflessione sulle opere di misericordia corporale, che "il Signore Gesù ci ha consegnato per mantenere sempre viva e dinamica la nostra fede".
"Nei nostri tempi - spiega Francesco - è quanto mai attuale l’opera che riguarda i forestieri.
La crisi economica, i conflitti armati e i cambiamenti climatici spingono tante persone a emigrare. Tuttavia, le migrazioni non sono un fenomeno nuovo, ma appartengono alla storia dell’umanità. È mancanza di memoria storica pensare che esse siano proprie solo dei nostri anni".
Il Papa nel suo discorso elenca quindi i tanti "esempi concreti di migrazioni" che si trovano nella Bibbia. Inizia da Abramo, la chiamata di Dio lo spinge a lasciare il suo Paese per andare in un altro. Poi anche il popolo di Israele, che dall’Egitto, dove era schiavo, andò per
quarant’anni nel deserto fino alla terra promessa da Dio. E infine Giuseppe, Maria e Gesù, che emigrarono dalla loro terra per sfuggire al re Erode.
"Nel corso dei secoli - continua il Papa - abbiamo assistito a grandi espressioni di solidarietà, anche se non sono mancate tensioni sociali. Oggi, il contesto di crisi economica favorisce purtroppo l’emergere di atteggiamenti di chiusura e di non accoglienza. In alcune parti del mondo sorgono muri e barriere. Sembra a volte che l’opera silenziosa di molti uomini e donne che, in diversi modi, si prodigano per aiutare e assistere i profughi e i migranti sia oscurata dal rumore di altri che danno voce a un istintivo egoismo. Ma la chiusura non è una soluzione, anzi, finisce per favorire i traffici criminali. L’unica via di soluzione è quella della solidarietà".