Città del Vaticano , domenica, 23. ottobre, 2016 12:15 (ACI Stampa).
Papa Francesco ricorda la figura di San Paolo, missionario per eccellenza. Lo fa durante la recita dell’Angelus nel giorno in cui la Chiesa celebra la 90esima Giornata Missionaria Mondiale. “In Paolo la comunità cristiana trova il suo modello, nella convinzione che è la presenza del Signore a rendere efficace il lavoro apostolico e l’opera di evangelizzazione”, afferma Francesco. E sempre durante l’Angelus, rinnova il suo appello di pace per l’Iraq, duramente colpito da bombardamenti in questi ultimi giorni.
Il Pontefice commenta la seconda lettura odierna, dove viene presentata l’esortazione di San Paolo a Timoteo, suo collaboratore, nella quale ripensa alla propria esistenza di “apostolo totalmente consacrato alla missione”. “Vedendo ormai vicina la fine del suo cammino terreno- spiega il Papa ai presenti- lo descrive in riferimento a tre stagioni: il presente, il passato, il futuro. Il presente, lo interpreta con la metafora del sacrificio. Per quanto riguarda il passato, Paolo indica la sua vita trascorsa con le immagini della “buona battaglia” e della “corsa” di un uomo che è stato coerente con i propri impegni e le proprie responsabilità di conseguenza, per il futuro confida nel riconoscimento da parte di Dio, che è “giudice giusto”.
“L’esperienza dell’Apostolo delle genti – continua Francesco nell’Angelus - ci ricorda che dobbiamo impegnarci nelle attività pastorali e missionarie, da una parte, come se il risultato dipendesse dai nostri sforzi, con lo spirito di sacrificio dell’atleta che non si ferma nemmeno di fronte alle sconfitte; dall’altra, però, sapendo che il vero successo della nostra missione è dono della Grazia: è lo Spirito Santo che rende efficace la missione della Chiesa nel mondo”.
Per Francesco questo è il tempo del coraggio: “Coraggio di rafforzare i passi vacillanti, di riprendere il gusto dello spendersi per il Vangelo, di riacquistare fiducia nella forza che la missione porta con sé. È tempo di coraggio, anche se avere coraggio non significa avere garanzia di successo. Ci è richiesto il coraggio per lottare, non necessariamente per vincere; per annunciare, non necessariamente per convertire. Ci è richiesto il coraggio per essere alternativi al mondo, senza però mai diventare polemici o aggressivi. Ci è richiesto il coraggio per aprirci a tutti, senza mai sminuire l’assolutezza e l’unicità di Cristo, unico salvatore di tutti. Ci è richiesto coraggio per resistere all’incredulità, senza diventare arroganti”.
Il Papa subito dopo la recita dell'Angelus fa al mondo un appello importante: “In queste ore drammatiche, sono vicino all’intera popolazione dell’Iraq, in particolare a quella della città di Mosul. Sono rimasto addolorato dell'uccisione di tanti bambini. Questa crudeltà ci fa piangere. I nostri animi sono scossi dagli efferati atti di violenza che da troppo tempo si stanno commettendo contro i cittadini innocenti, sia musulmani sia cristiani. Alla parola di solidarietà – continua il Pontefice - si accompagna l’assicurazione del mio ricordo nella preghiera, affinché l’Iraq, pur duramente colpito, sia forte e saldo nella speranza di poter andare verso un futuro di sicurezza, di riconciliazione e di pace”. Il Papa poi chiede ai presenti di riunirsi ulteriormente in preghiera, in silenzio.