Città del Vaticano , giovedì, 13. ottobre, 2016 9:00 (ACI Stampa).
“Non è troppo presto per una biografia?”. Ha strappato un sorriso benevolo a tutto l’uditorio, intervenuto in gran numero nei giorni scorsi alla presentazione romana del libro di Elio Guerriero “Servitore di Dio e dell’umanità”, la battuta di Benedetto XVI con la quale il Pontefice emerito interrogava il suo interlocutore se fosse realmente convinto di mettere mano alla ricostruzione delle vicende della sua esistenza e del suo ministero apostolico.
Pubblicato da Mondadori e uscito quasi in contemporanea con le “Ultime conversazioni” di Peter Seewald, il libro può essere considerato come la prima vera biografia di Joseph Ratzinger, dalla nascita fino ai giorni odierni. In sé la cosa non sarebbe totalmente una novità. Forse poche volte di un Pontefice sappiamo tutto (o quasi: per ogni Papa c’è un racconto doveroso, comprensivo di lettere, epistolari, atti di governo ancora secretati, scritti inediti, che ha bisogno del trascorrere del tempo per essere pienamente scoperto e conosciuto) come per Benedetto XVI.
Già da cardinale egli aveva scritto una “Autobiografia”, che copriva la parte della sua vita fino alla nomina ad arcivescovo di Monaco, periodo sul quale pure ampiamente è stato scritto, così come sulla sua attività di teologo e di docente. Poi c’erano i libri-intervista con Messori e Seewald, che ne hanno illustrato gli anni dell’episcopato, del cardinalato e del pontificato. Mancava una biografia a tutto tondo, che indagasse in maniera complessiva su questa singolare figura di studioso, pastore, pontefice. Apprezzato da moltissimi, da taluni amato, da tanti criticato senza conoscere a fondo il suo pensiero, Joseph Ratzinger è innegabilmente uno dei grandi protagonisti della seconda metà del Novecento e della svolta del millennio.
“Questa biografia - ha affermato il padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione Ratzinger, intervenuto alla presentazione insieme al professor Andrea Riccardi e a monsignor Paolo Borgia, assessore agli affari generali della Segreteria di Stato - non è solo il racconto di un succedersi di eventi attraverso cui il Protagonista si sposta dalla Baviera natia fino a Monaco e a Roma, ma è anche il racconto di una vicenda spirituale e culturale caratterizzata da una vocazione alla ricerca e all’insegnamento della teologia, una biografia eccezionalmente ricca di contenuti di pensiero”. In particolare, sono tre gli aspetti messi in rilievo dall’ex direttore della Sala Stampa vaticana su cui il testo di Guerriero è meritevole di un particolare significato nell’aver messo in luce la correlazione con l’operato di Ratzinger: il Concilio Vaticano II, la teologia nella Chiesa, il non dimenticare le cose ultime.
Sugli apporti che il giovane studioso tedesco, “ultimo teologo del Concilio”, ha fornito alla preparazione e allo svolgimento della assise conciliare tantissimo è stato detto e scritto. Piuttosto, ha segnalato padre Lombardi, Guerriero mette in risalto il contributo offerto da Ratzinger al “rapporto fra Scrittura, Tradizione e Magistero”. Un filone di ricerca e di pensiero che continuerà nel lavoro di Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede e che culminerà nella grande opera su Gesù, “vero punto di arrivo del pontificato e dell’intera vita di Ratzinger”. Altra pagina fondamentale è il rapporto e la differenziazione con gli altri teologi sul ruolo e sulla natura della teologia nella Chiesa, così come la riflessione sul senso profondo dell’escatologia e delle cose ultime, a cui Ratzinger, scrive Guerriero, “dedica un’attenzione non sporadica né transitoria”.