Beirut , sabato, 8. ottobre, 2016 16:30 (ACI Stampa).
Aleppo e Beirut non sono così lontane. La città dove oggi si combattono “sei guerre in una” – secondo la definizione del Segretario di Stato USA John Kerry – era, anzi, punto di riferimento ecclesiastico territoriale per Beirut, la capitale del Libano senza presidente. Perché il vicariato di Aleppo includeva anche il territorio di Beirut, fino al 1953. E per questo, all’ordinazione di Padre Cesar Essayan come vescovo, il Cardinale Leonardo Sandri non può non pensare alla città martoriata di Siria, oggetto di numerosi appelli di Papa Francesco.
Il Prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali è in Libano dal 7 ottobre, e l’ordinazione di Padre Essayan era il principale motivo. Ma ci sono anche altri incontri ed eventi in programma, per il Cardinale Sandri: già venerdì, il Cardinale aveva preso parte all’inaugurazione di un nuovo allestimento del museo nazionale, alla presenza del ministro italiano degli Affari Esteri italiano, Paolo Gentiloni.
Nel programma sono anche previsti alcuni incontri con il patriarca maronita, card. Raï, il Sinodo dei vescovi della Chiesa Siro-Cattolica, che conclude in questi giorni la propria sessione di lavoro, presieduta dal patriarca Younan. Nella giornata di domenica, il cardinale Sandri visiterà alcuni campi gestiti dall’Ordine di Malta, e presiederà il rito della Dedicazione della chiesa ad esso affidata.
Di certo, però, l’ordinazione di Padre Essayan ha un significato particolare. Il Libano non ha un presidente dal maggio 2014, quando è decaduto Michel Suleiman. Nel Paese dei cedri, la Costituzione assegna i ruoli istituzionali sulla base della confessione religiosa: il Presidente della Repubblica deve essere un cristiano maronita; il Primo Ministro un musulmano sunnita e il Presidente (speaker) del Parlamento un musulmano sciita. Accanto a queste tre principali confessioni, ce ne sono molte altre che partecipano all’azione politica: i cristiani ortodossi e quelli di rito armeno nonché le confessioni siriache e copte; una piccola comunità ebraica e gli altri musulmani quali gli alawiti e i drusi.
La nomina di un nuovo vicario apostolico di Beirut serve anche a rinvigorire una comunità cristiana in un terreno difficile. Quando il Papa aveva dovuto decidere il successore di Paul Dhadha, padre Essayan fu una scelta logica: francescano conventuale, da sempre in Medio Oriente, dove ha svolto ha svolto vari incarichi nell’Ordine come guardiano, economo, custode provinciale (2010-2014 e 2014-2016), ma ha aperto una seconda fraternità a Zahle, costruendo il convento, la chiesa, promuovendo le attività caritative e progetti pastorali.