Roma , giovedì, 6. ottobre, 2016 17:00 (ACI Stampa).
La mobilità è in qualche modo la cifra della modernità. Diventa sempre più evidente che anche gli italiani vivono questo aspetto non più certo come nel tempo dei flussi di migranti per necessità, ma sempre più per scelta.
La fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale italiana ogni anno in un corposo volume racconta la situazione tra testimonianze e cifre.
Come ha ricordato monsignor Di Tora presidente della Fondazione Migrantes presentando il volume, sono molte le famiglie che partono “i numeri dei minori sono sempre più significativi come significative sono le storie che ci giungono dai pensionati per i quali la Fondazione Migrantes sta conducendo una indagine ad hoc che sarà presentata il prossimo anno”.
Una questione che coinvolge l’ UE e l’ Europa perché, dice Di Tora “l’Europa tutta, e quella Unita in particolare, costruita con passione e intelligenza politica e per la quale tanto si è lavorato, si sta frantumando sulla solidarietà e dimostra che il cammino di Unione realizzato in questi anni aveva a fondamento prioritariamente l’economia e non la giustizia sociale. Ritornano gli individualismi, i nazionalismi; ritorna la paura dell’incontro: dimostrazioni di un’Europa che non riesce a fare un passo in avanti in termini di umanità e civiltà. E i poveri, i migranti rischiano di essere le prime vittime di queste nuove chiusure, più che le cause”.
Il diritto di migrare o di restare come fattore di “sviluppo integrale”, volto alla “promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo” è legato alla pace, anzi ne è il presupposto fondamentale perché se il benessere è armonioso e condiviso crea efficienza, equità e felicità pubblica. Ecco che