Roma , mercoledì, 5. ottobre, 2016 18:55 (ACI Stampa).
Papa Francesco ed il Primate della Chiesa Anglicana Justin Welby hanno recitato insieme i Vespri nella chiesa romana dei Santi Andrea e Gregorio al Celio, commemorando il 50° anniversario dell’incontro tra Paolo VI e l’Arcivescovo di Canterbury Michael Ramsey.
Commentando le Scritture Papa Francesco osserva come Dio chieda ai suoi figli unità: “Dio, in quanto Pastore, vuole l’unità nel suo popolo e desidera che soprattutto i Pastori si spendano per questo. In secondo luogo, ci viene detto il motivo delle divisioni del gregge: nei giorni di nuvole e di caligine, abbiamo perso di vista il fratello che ci stava accanto, siamo diventati incapaci di riconoscerci e di rallegrarci dei nostri rispettivi doni e della grazia ricevuta. Questo è accaduto perché si sono addensate, attorno a noi, la caligine dell’incomprensione e del sospetto e, sopra di noi, le nuvole scure dei dissensi e delle controversie, formatesi spesso per ragioni storiche e culturali e non solo per motivi teologici”.
Eppure - prosegue il Papa - Dio dimora in noi, in quanto è “Pastore instancabile, che continua ad agire, esortandoci a camminare verso una maggiore unità, che può essere raggiunta soltanto con l’aiuto della sua grazia. Perciò rimaniamo fiduciosi, perché in noi, che pure siamo fragili vasi di creta, Dio ama riversare la sua grazia. Egli è convinto che possiamo passare dalla caligine alla luce, dalla dispersione all’unità, dalla mancanza alla pienezza”.
“Questo cammino di comunione - ricorda ancora Francesco - è il percorso di tutti i cristiani ed è la vostra particolare missione, in quanto Pastori della Commissione internazionale anglicana-cattolica per l’unità e la missione. È una grande chiamata quella ad operare come strumenti di comunione sempre e ovunque. Ciò significa promuovere al tempo stesso l’unità della famiglia cristiana e l’unità della famiglia umana. I due ambiti si arricchiscono a vicenda. Quando offriamo il nostro servizio in maniera congiunta, quando promuoviamo l’apertura e l’incontro, vincendo la tentazione delle chiusure e degli isolamenti, operiamo contemporaneamente sia a favore dell’unità dei cristiani sia di quella della famiglia umana. Ci riconosciamo così come fratelli che appartengono a tradizioni diverse, ma sono spinti dallo stesso Vangelo a intraprendere la medesima missione nel mondo”.
Chiediamoci dunque - aggiunge il Pontefice - “perché non facciamo questo insieme ai nostri fratelli anglicani?; possiamo testimoniare Gesù agendo insieme ai nostri fratelli cattolici? È condividendo concretamente le difficoltà e le gioie del ministero che ci riavviciniamo gli uni agli altri. Che Dio vi conceda di essere promotori di un ecumenismo audace e reale, sempre in cammino nella ricerca di aprire nuovi sentieri. Si tratta sempre e anzitutto di seguire l’esempio del Signore, la sua metodologia pastorale: andare in cerca della pecora perduta, ricondurre all’ovile quella smarrita, fasciare quella ferita, curare quella malata. Solo così si raduna il popolo disgregato”.