Baku , domenica, 2. ottobre, 2016 16:15 (ACI Stampa).
Ultima tappa di Papa Francesco del suo viaggio in Georgia e Arzebaijan. L’incontro privato con lo Sceicco dei musulmani del Caucaso nella Moschea “Heydar Aliyev” e il saluto con i Rappresentanti delle altre comunità religiose del Paese. Un momento di grande importanza, fortemente caratterizzato dallo spirito di una delle tre dichiarazioni del Concilio Vaticano II, quella “Nostra Aetate” che lo scorso 28 ottobre ha celebrato 50 anni dalla sua prima pubblicazione.
Presenti all’incontro con il Pontefice il vescovo ortodosso di Baku, Alessandro e il presidente della Comunità ebraica, Shneor Segal. L’Azerbaigian è un paese dove i musulmani sciiti corrispondono al 63% di tutti i fedeli, i sunniti al 33%. Della piccola percentuale rimanente la comunità cattolica raggiunge solo un esiguo 0,01%, quella ebraica lo 0,09%.
L’incontro in forma privata con lo Sceicco e Gran Muftì del Caucaso (presidente del Consiglio Religioso del Caucaso) Hadji Allahchukur Pachazadeh dura circa un quarto d’ora e si svolge presso la sala riservata della Moschea “Heydar Aliyerv”, struttura inaugurata il 26 dicembre 2016 dal Presidente Ilham Aliyev e intitolata a suo padre Hydar Aliyev. E’ la più grande di Baku, copre infatti una superfice di 12.000 metri quadrati e ha quattro minareti alti ben 95 metri. Papa Francesco si siede e si toglie le scarpe, prima di entrare.
Il Papa come dono alle Sceicco porta un mosaico, dal nome “Veduta di Castel Sant’Angelo”. Il mosaico è tratto da un dipinto ad olio e rappresenta l’imponente edificio visto dalla riva sinistra del Tevere, monumento storico e caratteristico della Capitale d’Italia, realizzato dai Mosaicisti dello Studio del Mosaico Vaticano. C'è un dialogo complice tra i due. Il Pontefice regala al leader religioso dell'Arzebaijan un tappettino per adagiarsi in preghiera.
Papa Francesco tiene successivamente, nella Sala principale della Moschea, un discorso pubblico con gli altri Rappresentanti delle confessioni del Paese:” È un grande segno incontrarci in amicizia fraterna in questo luogo di preghiera, un segno che manifesta quell’armonia che le religioni insieme possono costruire, a partire dai rapporti personali e dalla buona volontà dei responsabili. Ne danno prova, ad esempio, l’aiuto concreto che il Capo dei Musulmani ha garantito in più occasioni alla comunità cattolica, e i saggi consigli che, in spirito di famiglia, condivide con essa; sono anche da sottolineare il bel legame che unisce i Cattolici alla Comunità Ortodossa, in una fraternità concreta e in un affetto quotidiano che sono un esempio per tutti, e la cordiale amicizia con la comunità ebraica”.