Mtskheta , sabato, 1. ottobre, 2016 17:00 (ACI Stampa).
Si conclude con un gesto ecumenico il viaggio del Papa in Georgia. La vista alla cattedrale di Svetitskhoveli luogo caro ai georgiani perché custodirebbe la tunica di Gesù Cristo, è un momento significativo per la storia del paese. E’ la sede dell'arcivescovo di Mtskheta e Tbilisi, carica spettante al Catholicos Patriarca di tutta la Georgia. Una chiesa dell'XI secolo dall'architetto costruita sul sito in cui era stata edificata una prima chiesa nel IV secolo. Una storia lunga e la cattedrale venne restaurata più volte. Gli scavi archeologici hanno consentito la scoperta di rovine risalenti al IV e V secolo. In passato la cattedrale era il luogo di incoronazione dei re di Georgia, e di sepoltura. Vari patriarchi e membri della famiglia reale Bagration sono sepolti nella cattedrale. La chiesa è circodanta da alte mura, come un castello. Un vero gioiello di arte.
E qui il Papa sceglie di parlare della lingua georgiana “ricca di espressioni significative che descrivono la fraternità, l’amicizia e la prossimità tra le persone”. Cita Chavchavadze, e la storia della Georgia che, dice “è come un libro antico che ad ogni pagina narra di testimoni santi e di valori cristiani, che hanno forgiato l’animo e la cultura del Paese". E parla, Francesco, del l messaggio cristiano “pilastro dell’identità georgiana”.
Il Papa cita San Cipriano di Cartagine che si riferisce alla tunica di Gesù indivisa come "vincolo di concordia, che inseparabilmente unisce".
Ma è chiaro che l’ "unità che viene dall’alto” e la via da seguire è quella “della carità sincera” e della “comprensione reciproca” per “ricomporre le lacerazioni, animati da uno spirito di limpida fraternità cristiana”.
I battezzati sono rivestiti di Cristo e “per questo, nonostante i nostri limiti e al di là di ogni successiva distinzione storica e culturale, siamo chiamati a essere «uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28) e a non mettere al primo posto le disarmonie e le divisioni tra i battezzati, perché davvero è molto più ciò che ci unisce di ciò che ci divide”.