Tbilisi , venerdì, 30. settembre, 2016 16:35 (ACI Stampa).
Il Caucaso per Papa Francesco è il ponte tra Europa ed Asia, e così nell’incontro con la Chiesa ortodossa che per la prima volta manda una delegazione a partecipare alla messa del Papa in Georgia, cita Giovanni Paolo II e i grandi autori della nazione. “Carissimo Fratello- dice il Papa ad Ilia II- lasciamoci guardare nuovamente dal Signore Gesù, lasciamoci attirare ancora dal suo invito a lasciare ciò che ci trattiene dall’essere insieme annunciatori della sua presenza”.
Nel suo discorso durante la visita nella sede del Patriarcato ortodosso il Papa ripercorre la storia dei rapporti tra le due Chiese, che “si sono sviluppati e si mantengono rispettosi e cordiali, come manifestano anche la calorosa accoglienza qui riservata ai miei inviati e rappresentanti, le attività di studio e ricerca presso gli Archivi Vaticani e le Università Pontificie da parte di fedeli ortodossi georgiani, la presenza a Roma di una vostra comunità, ospitata in una chiesa della mia diocesi, e la collaborazione con la locale comunità cattolica, soprattutto di carattere culturale”. Il Papa ricorda il legame apostolico e l’ amore “che trasformò la vita degli Apostoli. È l’amore senza eguali, che il Signore ha incarnato”. E cita Rustaveli e il suo Il cavaliere dalla pelle di tigre: «Hai letto come gli apostoli scrivono dell’amore, come dicono, come lo lodano? Conoscilo, rivolgi la tua mente a queste parole: l’amore ci innalza».
Un amore testimoniato dal popolo georgiano: “ Senza l’amore, infatti, come ha scritto un altro grande poeta, «non regna il sole nella cupola del cielo» e per gli uomini «non esiste né bellezza, né immortalità» (G. TABIDZE, “Senza l’amore”, in Galaktion Tabidze, Tbilisi 1982, 25). Nell’amore trova ragion d’essere l’immortale bellezza del vostro patrimonio culturale, che si esprime in molteplici forme, quali ad esempio la musica, la pittura, l’architettura e la danza. Lei, carissimo Fratello, ne ha dato degna espressione, in modo speciale componendo pregiati inni sacri, alcuni pure in lingua latina e particolarmente cari alla tradizione cattolica. Essi arricchiscono il vostro tesoro di fede e cultura, dono unico alla cristianità e all’umanità, che merita di essere conosciuto e apprezzato da tutti”.
Un ricordo speciale per Santa Nino, e un invito a “rimanere ancora più saldi nel Signore e uniti tra noi”.
Nella sede del Patriarcato non lontano dal Palazzo Presidenziale a Tblisi il Papa parla dei santi che devono incoraggiare “a mettere il Vangelo prima di tutto e ad evangelizzare come in passato, più che in passato, liberi dai lacci delle precomprensioni e aperti alla perenne novità di Dio. Le difficoltà non siano impedimenti, ma stimoli a conoscerci meglio, a condividere la linfa vitale della fede, a intensificare la preghiera gli uni per gli altri e a collaborare con carità apostolica nella testimonianza comune, a gloria di Dio nei cieli e a servizio della pace in terra”.