Città del Vaticano , mercoledì, 28. settembre, 2016 10:55 (ACI Stampa).
“Il Perdono sulla croce”, è questo il tema principale del’Udienza Generale di Papa Francesco di mercoledi 28 settembre. Le ultime parole che Gesù pronuncia sulla croce sono di amore e di perdono. “Gesù perdona”, dice forte Francesco. E alla fine dell'Udienza non manca di rinnovare il suo appello di pace per la "martoriata" Siria.
Il Papa inizia la sua catechesi commentando il Vangelo di Luca che racconta dei due malfattori crocefissi con Gesù e i loro atteggiamenti opposti: “Il primo lo insulta: “Se tu sei il Cristo, salva te stesso e noi”. Questo grido testimonia l’angoscia dell’uomo di fronte al mistero della morte e la tragica consapevolezza che solo Dio può essere la risposta liberatrice: perciò è impensabile che il Messia, l’inviato di Dio, possa stare sulla croce senza far nulla per salvarsi. E invece Gesù ci ha salvati rimanendo sulla croce. Tutti noi sappiamo che non è facile rimanere sulla croce. Lì si compie la sua donazione d’amore e scaturisce per sempre la nostra salvezza. Morendo in croce, innocente tra due criminali, Egli attesta che la salvezza di Dio può raggiungere qualunque uomo in qualunque condizione, anche la più negativa e dolorosa. Per questo il Giubileo è tempo di grazia e di misericordia per tutti”.
“La Chiesa non è soltanto per i buoni, la Chiesa è per tutti, anche per i cattivi, perché la Chiesa è Misericordia”, aggiunge a braccio Francesco.
Di qui il Papa elenca numerosi esempi di sofferenza: “A chi è inchiodato su un letto di ospedale, a chi vive chiuso in una prigione, a quanti sono intrappolati dalle guerre, dico: guardate il Crocifisso; Dio è con voi, rimane con voi sulla croce e a tutti si offre come Salvatore”.
Poi Francesco parla dell’altro crocifisso con Gesù, il “buon ladrone”: “Le sue parole sono un meraviglioso modello di pentimento, una catechesi concentrata per imparare a chiedere perdono a Gesù. Il buon ladrone richiama l’atteggiamento fondamentale che apre alla fiducia in Dio: la consapevolezza della sua onnipotenza e della sua infinita bontà. E’ questo rispetto fiducioso che aiuta a fare spazio a Dio e ad affidarsi alla sua misericordia, anche nel buio più fitto”.