Città del Vaticano , martedì, 27. settembre, 2016 11:21 (ACI Stampa).
Come si aiuta davvero chi soffre? Con silenzio, presenza e preghiera, dice Papa Francesco. Nell’omelia di Santa Marta – riportata da Radio Vaticana – il Papa ricorda la memoria di San Vincenzo de Paoli, offre la messa per le Figlie della Carità (le suore vincenziane) che prestano servizio a Santa Marta, e parte dalle letture del giorno per poi arrivare a parlare del modo in cui superare la carità, la “desolazione spirituale”.
La lettura del giorno è quella di Giobbe che “era nei guai, aveva perso tutto”, ma che, seppure si senta perso, non maledice il Signore. È il momento della desolazione spirituale che – dice il Papa – “è una cosa che accade a tutti noi: può essere più forte, più debole … Ma, quello stato dell’anima oscuro, senza speranza, diffidente, senza voglia di vivere, senza vedere la fine del tunnel, con tante agitazioni nel cuore e anche nelle idee …”
Continua il Papa: “La desolazione spirituale ci fa sentire come se noi avessimo l’anima schiacciata: non riesce, non riesce, e anche non vuol vivere: ‘Meglio è la morte!’. E’ lo sfogo di Giobbe. Meglio morire che vivere così. Noi dobbiamo capire quando il nostro spirito è in questo stato di tristezza allargata, che quasi non c’è respiro: a tutti noi capita, questo. Forte o non forte … A tutti noi. Capire cosa succede nel nostro cuore”.
E allora cosa fare quando ci si trova in questi periodi oscuri? C’è chi “prende una pastiglia per dormire”, oppure “prendere due, tre, quattro bicchierini” per allontanarsi dai fatti”, ma la liturgia del giorno mostra una risposta diversa, un modo di affrontare la questione. Ed è quello di “pregare, ha detto il Papa, pregare forte, come ha fatto Giobbe: gridare giorno e notte affinché Dio tenda l’orecchio”.
“E’ una preghiera – sostiene il Papa - di bussare alla porta, ma con forza! ‘Signore, io sono sazio di sventure. La mia vita è sull’orlo degli Inferi. Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa, sono come un uomo ormai senza forze’. Quante volte noi ci sentiamo così, senza forze … E questa è la preghiera. Lo stesso Signore ci insegna come pregare in questi brutti momenti. ‘Signore, mi hai gettato nella fossa più profonda. Pesa su di me il Tuo furore. Giunga fino a Te la mia preghiera’. Questa è la preghiera: così dobbiamo pregare nei momenti più brutti, più oscuri, più di desolazione, più schiacciati, che ci schiacciano, proprio. Questo è pregare con autenticità. E anche sfogarsi come si è sfogato Giobbe con i figli. Come un figlio”.