Erbil , martedì, 5. maggio, 2015 12:01 (ACI Stampa).
Più comunione tra le Chiese, per rispondere al momento di crisi dell’Iraq. Il Cardinal Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, termina (o “completa,” come preferisce dire lui) oggi il viaggio in Iraq con un indirizzo di saluto alle agenzie della ROACO che si riuniscono ad Erbil. In agenda, il coordinamento degli aiuti alla popolazione irachena, mentre arriva il caldo torrido dell’estate e si deve trovare per i profughi una soluzione che permetta loro una vita più degna e meno disagevole.
Dopo una serie di incontri istituzionali a Baghdad, il Cardinal Sandri è arrivato a Erbil, è stato a Duhok, ha visitato i profughi, ha toccato con mano le loro storie, pagine di “vero Vangelo.” “In particolare ricordo due anziane – sottolinea - una musulmana e una cristiana, nella casa Bayt Anya a Baghdad e ieri a Duhoq, che quasi cieche e immobili a letto, non hanno declamato le loro sventure ma hanno parlato per benedire Dio e chiedere benedizioni per sé e i propri figli.”
Sono le Chiese soprattutto a reggere l’impatto dei profughi, e non si sa quanto a lungo ce la faranno: è un compito particolarmente impegnativo, in una emergenza continua. Sottolinea il Cardinal Sandri: “Soprattutto il momento di prova che l'Iraq sta vivendo chiede una comunione ancor più profonda tra le Chiese, ed auspico che ciò avvenga tra quella caldea e siro-cattolica, che sono maggioritarie, e tra loro e quelle più piccole.”
A conclusione del suo viaggio, il Cardinal Sandri tratteggia luci e ombre. Luci, come quella della luna che “sorgeva all’orizzonte mentre stava finendo la Divina Liturgia a Erbil,” ma anche ombre, quella dei crateri del suolo lunare, così come le valli e le pianure “come quelle che ho visto andando a Duhoq.”
Racconta il Cardinal Sandri: “In questi giorni non sono stati pochi i segni di luce che ho potuto vedere nelle Chiese dell'Iraq: le liturgie, i canti, l'affidamento a Maria, ma soprattutto lo splendore della carità, con le opere ordinarie e con quelle legate alle diverse forme di accoglienza e assistenza pastorale agli sfollati e ai perseguitati.” E poi, “la dedizione eroica di tanti preti che sono davvero pastori buoni che non scappano e sono rimasti accanto al loro gregge; sono commosso per la comunione profonda che anticipa ogni discussione teologica, pur necessaria, e ogni altro accordo ecumenico, quando preti di diverse chiese cristiane si vogliono bene e insieme organizzano insieme a laici impegnati le attività di assistenza per gli sfollati, o curano i percorsi formativi nelle scuole e nelle parrocchie.” Infine, il lavoro delle agenzie della ROACO, la Riunione delle Opere di Aiuto alla Chiesa Orientale.