Roma , sabato, 24. settembre, 2016 16:00 (ACI Stampa).
Le loro storie non sono conosciute al grande pubblico. Eppure, la grande storia dell’evangelizzazione delle americhe passa anche da quattro santi americani, sconosciuti ai più, che si sono dimostrati con la loro vita veri e propri testimoni di misericordia. Li ha celebrati la Pontificia Commissione dell’America Latina, insieme con l’arcidiocesi di Denver, in un simposio tutto dedicato a queste quattro figure il 23 settembre.
Chi sono questi quattro testimoni di misericordia? Padre Michael McGivney fondò in Connecticut i Cavalieri di Colombo, che oggi sono una delle realtà caritative cattoliche più diffuse nel mondo; Eusebio Kini, esploratore, geografo, partì dal Sud Tirolo per costituire la prima missione cattolica dello Stato di Sonora, in Messico; padre Antonio Margil del Jesus, francescano di Valencia, partì volontario per il nuovo mondo, girò per Yucatan, Guatemala, Nicaragua, per poi morire a Città del Messico; e infine Julia Greeley, nata schiava e morta in odore di santità a Denver nel 1918: su di lei non ci sono moltissime informazioni storiche, ma la sua fama di santità è diffusissima.
Tutti loro appartengono ad epoche differenti: padre McGivney – che potrebbe diventare il primo prete santo americano, se la causa di canonizzazione andò avanti – operava alla fine del 19esimo secolo, e fondò i Cavalieri di Colombo nel 1882. Padre Chini (il cui vero nome era Eusebius Franz Kuehn) è vissuto tra il 1645 e il 1711, pressappoco nello stesso periodo della missione di padre Margil, che è nato nel 1657 e morto nel 1726. Più recente la storia di Julia Greeley; quando morì nel 1918 si dice avesse 80 anni, ma per il fatto che era nata schiava in realtà non ci sono documentazioni certe sulla sua nascita.
L’arcivescovo Samuel Joseph Aquila di Denver ha sottolineato che tutti questi testimoni della misericordia hanno “vissuto in un particolare tempo della storia,” ma ciò che li accomuna “sono le loro virtù: la perseveranza, la profonda fede, il fatto che siamo sempre stati al servizio del prossimo. Ma prima di tutto dobbiamo guardare alla loro umiltà, al fatto che tutti loro sapevano di dipendere davvero da Dio”.
Da parte sua Jonathan Reyes, della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale USA, ha portato l’esempio di Eusebio Chino, cui era dedicata la sua relazione. “Arrivò direttamente al completo incontro culturale, rispettando le credenze degli altri. Fu per questo un modello di evangelizzazione”.