New York City, New York , venerdì, 23. settembre, 2016 18:00 (ACI Stampa).
Una disamina della situazione internazionale, la richiesta di centrare tutte le politiche dell’agenda 2030 sulla dignità dell’essere umano, e la consapevolezza che non c’è pace senza sviluppo umano integrale: il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, conclude la sua settimana alle Nazioni Unite delineando l’agenda della Santa Sede e chiedendo con forza l’impegno portato avanti dai governi.
“Dobbiamo sempre ricordare che lo sviluppo, specialmente lo sviluppo umano integrale, non può essere imposto” e per questo “uomini e donne, come individui, devono essere quelli che più di tutti sviluppano l’Agenda 2030, dice il Cardinale Parolin. E aggiunge che “lo sviluppo umano integrale è soprattutto impossibile senza la pace”. Ricorda, il capo della diplomazia vaticana, che il Papa ad Assisi ha ricordato ancora una volta l’importanza del dialogo, e mette in luce come i conflitti “non solo rendono assolutamente impossibile” il raggiungimento dell’agenda di sviluppo a livello locale ma “allo stesso tempo distruggono così tante risorse umane, mezzi di produzione ed eredità culturale”.
Il Cardinale Parolin sottolinea che oggi è tornato lo spettro di un conflitto nucleare, e che tra le minacce di oggi c’è il flagello del terrorismo. “Nel corso degli ultimi anni, abbiamo visto le metastasi del terrorismo in così tante parti del mondo”. Il Cardinale cita la Siria e l’Iraq, ma anche oltre il Medio Oriente, nella vita quotidiano di tanti nel mondo.
Il Medioriente rappresenta comunque una preoccupazione costante, perché lì si notano le “terribili conseguenze di una spirale di guerra”, mentre le iniziative di pace non hanno avuto successo nei conflitti di Siria, Iraq e Libia, ma nemmeno nella crisi politica della presidenza del Libano (da un anno non si riesce ad eleggere il president, che per Costituzione è cristiano) e né si fanno passi avanti sul conflitto Israelo-Palestinese.
E il fallimento dei negoziati di pace – aggiunge il Cardinale Parolin – si può notare anche nei conflitti che da anni ormai opprimono le vite di molti nel Sud Sudan, nei Grandi Laici, e ora da due anni e mezzo nell’Ucraina dell’Est. “Sebbene queste situazioni siano tutte state di alto profile – sottolinea il Cardinale – e abbiamo portato una gigantesca quantità di sofferenza umana, siamo ancora molto lontani dal risolverne le cause. Sembra quasi che abbiamo accettato conflitti, guerra e terrorismo come parte della nostra nuova normalità”.