New York City, New York , giovedì, 22. settembre, 2016 18:00 (ACI Stampa).
Come combattere la radicalizzazione della religione? Con un maggiore impegno a fianco delle organizzazioni religiose. Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, nei suoi discorsi alle Nazioni Unite continua a reiterare quella che è diventata una linea decisa della Santa Sede. Ovvero che le religioni sono la soluzione, e non la fonte, del problema del radicalismo.
Lo fa in un discorso tenuto il 20 settembre ad un “side event” su “Combattere la radicalizzazione e l’estremismo attraverso l’educazione”. Un incontro che la Santa Sede ha contribuito ad organizzare, insieme alle delegazioni di Albania e Giordania.
Il Segretario di Stato vaticano sottolinea che “ogni tipo di soluzione per affrontare il fenomeno” dell’estremismo violento ha multiple soluzioni, e che se da una parte “tutti i componenti della società civile hanno un ruolo nel prevenire la radicalizzazione e l’estremismo violento”, è anche vero che “sono le comunità religiose e i loro leaders” ad essere in una posizione privilegiata, per il solo fatto che vivono immersi nella società. Ci tiene a precisare, il capo della diplomazia vaticana, che i leaders delle comunità religiose “non sono solo chierici”, ma anche “quanti influenzano le narrative delle religioni e delle istituzioni, specialmenti quelli impegnati in lavori sociali, educativi e caritativi”.
Il lavoro dei leaders religiosi non riguarda solo “la formazione di uomini e donne nella pratica religiosa”, ma anche come cittadini responsabili, ed è “particolarmente importante” in caso in cui siamo chiamati a contrastare “narrative distruttive che generano radicalizzazione ed estremismo”.
Coinvolgere i leader religiosi significa chiedere loro di notare se ci sono elementi di radicalizzazione tra i loro membri, e allo stesso ad incoraggiare le persone più giovani a non praticare credo religiosi che possono sfociare nella violenza, “specialmente in comunità colpite da povertà, marginalizzazione e conflitto”.