Roma , domenica, 25. settembre, 2016 14:00 (ACI Stampa).
A leggere gli articoli di giornale o a scorrere le notizie, si può pensare che la persecuzione anti-cristiana avviene solo ad opera di fondamentalismi islamici, e viene perpetuata attraverso azioni spettacolari e violente come quelle della setta di Boko Haram o del Daesh, l’autoproclamato Stato Islamico. Ma non è così. E c’è un libro, “Perseguiteranno anche voi” (La Bussola Quotidiana), scritto da Marta Petrosillo, portavoce di Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia, che lo spiega.
Il libro reca sulla copertina l’ormai tristemente nota “N” per Nazareno, la lettera che proprio i membri dell’autoproclamato Stato Islamico hanno messo sulle case dei cristiani, espropriandole, cacciandoli dalle terre in cui erano cresciuti ed alimentando un esodo che una volta era nascosto, ma che ormai è palese e sotto gli occhi di tutti. Ma la parte più interessante è probabilmente l’ultima, quando si fa una disanima delle varie leggi che limitano la libertà religiosa nel mondo.
Perché non ci sono solo le leggi sulla blasfemia in Pakistan, che colpiscono anche (e in gran maggioranza) i musulmani, o l’applicazione più o meno morbida della shari’a nei Paesi a maggioranza islamica a mettere in difficoltà la vita e la libertà dei cristiani. C’è tutto un mondo che, in un modo o nell’altro, limita la libertà religiosa, e che entra a pieno diritto tra quella che viene chiamata persecuzione. Una persecuzione nascosta, subdola, ma non per questo meno pesante.
La disamina di “Perseguiteranno anche voi” è concisa e puntuale, e lascia molto riflettere. Per esempio, si può notare che le leggi che limitano la libertà religiosa, chiedendo la registrazione di tutte le confessioni ad un organo di Stato, riguardano molto spesso Paesi ex sovietici o nel blocco sovietico: l’Azerbaigian che Papa Francesco visiterà tra pochi giorni ha modificato nel 2009 la legge sulla libertà di coscienza, che sancisce l’obbligo per i gruppi religiosi di registrarsi e, in caso vengano respinti, di sciogliersi (l’alternativa sono le riunioni clandestine); in Kazakistan, dal 2011 le attività religiose non registrate sono vietate e la legge viene fatta rispettare senza arresti; limitazioni alla libertà religiosa ci sono anche in Tajikistan e Turkmenistan, in Bielorussia e Kirghizistan e persino in una recente legge della Federazione Russa.
Ancora più complessa la situazione asiatica, con Laos, Vietnam, Indonesia Stati che a volte garantiscono anche formalmente la libertà religiosa, ma che de facto ne impongono forti limitazioni. E poi ci sono i casi della Cina (dove pure la Chiesa cerca un difficile accordo con il governo per una nomina accettata dei vescovi) e della inaccessibile Corea del Nord.