Genova , venerdì, 23. settembre, 2016 10:00 (ACI Stampa).
Si chiama “Progetto Europa”, ed è uno dei tanti progetti dei salesiani di Genova. Ma questo progetto – che si aggiunge alla scuola, all’oratorio, alle attività sportive – ha un sapore tutto particolare. Perché nasce nella prima opera che Don Bosco ha voluto fuori dal Piemonte. Perché racconta una storia di migrazioni e viaggi, raccontando così la storia di una città. E perché è una delle opere di misericordia che i partecipanti al Congresso Eucaristico di Genova hanno visitato.
A guidarli, don Maurizio Verlezza, che è il direttore di quest’Opera Don Bosco. Il quale fa da guida anche ad ACI Stampa. “Ai congressisti – dice – ho raccontato la storia degli anni straordinari di quest’opera che don Bosco ha voluto in questa periferia di Genova. Vicina al porto industriale e alla stazione ferroviaria, Sampierdarena è totalmente cambiata da quando don Bosco l’ha voluto ad oggi. Ha vissuto il fenomeno di due ondate migratorie. La prima negli Anni Sessanta, con il boom economico, quando addirittura questa zona veniva chiamata la Manchester dell’Italia: in moltissimi sono venuti dal Sud a cercare lavoro qui. E poi, il nuovo fenomeno migratorio, quello dei latino americani”.
L’opera di misericordia di Sampieradarena riguarda proprio questi migranti. “Noi lavoriamo nel campo educativo – dice don Verlezza – e cerchiamo di trasformare la nostra opera di don Bosco a Sampierdarena in un laboratorio di fraternità. Ci sono 800 giovani iscritti all’oratorio, 400 alle nostre scuole, e 44 nazionalità sono rappresentate in questo momento all’Opera Don Bosco di Sampierdarena”.
La sfida è “quella di riprendere il cammino cristiano di questa zona, che ha una bellissima tradizione: Genova ha amato e ama tantissimo don Bosco”. Molto significativo che avvenga a Sampierdarena, da dove partono – da sempre – le missioni salesiane.
“Inizialmente – racconta don Verlezza – don Bosco faceva partire i salesiani in missione perché andassero a stare accanto ai nostri italiani all’estero (così è partita la nostra missione in Argentina), perché questi non perdessero le loro radici cristiane. Ma ora abbiamo un fenomeno inverso: a Sampierdarena abbiamo tanti immigrati latino-americani, e anche i primi missionari provenienti dall’America Latina venuti per stare accanto a loro, per fare in modo che non perdano le loro radici culturali e anche la loro religiosità popolare”.