Faenza , mercoledì, 28. settembre, 2016 10:00 (ACI Stampa).
Si parla di “crisi della democrazia”, di “democrazia a bassa e alta intensità”, di nuove oligarchie. Eppure, la risposta alla crisi democratica di oggi si potrebbe trovare nella Dottrina Sociale della Chiesa. Ed è quello che si può comprendere da un libro di recente pubblicazione “Per una nuova democrazia,” scritto dal vescovo Mario Toso di Faenza-Modigliana.
Il vescovo Toso è tra i massimi esperti di Dottrina Sociale al mondo. Già segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, con una formazione ramificata, ha elaborato nel corso degli anni un modello di Dottrina Sociale che in molti hanno voluto politicizzare, definendolo a tratti socialista, a tratti persino populista. Sarebbe bastato leggere le sue pubblicazioni per rendersi conto che non si tratta di niente di tutto questo. E lo conferma questo “Per una nuova democrazia”.
La base del testo è un piccolo volume che il vescovo Toso aveva pubblicato qualche anno fa, e che si chiamava “Riappropriarsi la democrazia”. E le radici di quel volume erano l’Evangelli Gaudium di Papa Francesco, ma anche il discorso sul centocinquantenario della nascita dell’Argentina pronunciato dal Cardinale Bergoglio.
Perché ci vuole una nuova democrazia? Perché la democrazia oggi si presenta preda di populismi, oligarchismi e paternalismi, che in definitiva espropriano i cittadini della loro sovranità. Si deve invece recuperare il progetto originario della democrazia. Ma al centro dei processi democratici deve sempre esserci il popolo.
Viene fuori, tra le pagine dei saggi che compongono il libro, il progetto di una democrazia popolare, ma non populista. Una democrazia più attenta ai bisogni delle persone che delle oligarchie. Una democrazia realmente partecipativa, o inclusiva, che possa davvero perseguire il bene comune.