Roma , mercoledì, 14. settembre, 2016 10:00 (ACI Stampa).
Popolo e democrazia sono il centro dell’incontro nazionale di studi delle Acli che si svolgerà a Roma dal 16 al 17 settembre con il titolo: ‘Passione popolare. La persona, le Acli, il popolo: la democrazia scritta e quella che scriveremo’. Presentando l’incontro l’Ufficio studi delle Acli ha sottolineato che occorre riflettere sul rapporto tra popolo e democrazia: “Vogliamo riflettere con l’aiuto di studiosi, testimoni ed esperti su come vive e cambia il popolo italiano, su quale rapporto si instaura nella democrazia tra la politica e le derive populiste, su come collaborare con la nostra chiesa italiana per rafforzarne la dimensione popolare. Ci proponiamo poi di approfondire alcune aree di azione per comunicare, per coinvolgere meglio le comunità locali, per avviare nuove forme di mobilitazione, per sostenere e promuovere lavoro partecipato e rilanciare iniziative di educazione popolare. Infine vogliamo rilanciare il rapporto tra istituzioni e popolo a partire dalla riscoperta della carta costituzionale, per individuare criteri di discernimento chiari e comprensibili per valutare le questioni di riforma su cui gli italiani saranno chiamati a esprimersi”. Per un approfondimento del seminario di studi abbiamo chiesto al presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini, di spiegarci perché esse hanno una ‘passione popolare’.
“Le Acli nascono come esperienza popolare, al fianco dei lavoratori e delle loro famiglie. Sono state nel loro primo periodo di vita il luogo dove i cristiani, impegnati nelle fabbriche e nei campi, potevano trovare una formazione culturale e spirituale. Con il tempo, le Acli sono diventate una realtà di promozione sociale. Oggi svolgono un ruolo di advocacy per i bisogni delle comunità: aiutano a individuare le necessità, a cercare di formulare istanze corrette, ad avanzare proposte politiche. La passione popolare si traduce nella capacità di educare a una cittadinanza attiva le persone”.
In Italia ancora esiste un popolo?
“Un popolo esiste. E non lo vediamo solamente quando gioca la nazionale o quando vince la Ferrari. Gli italiani sono un popolo che si riconosce nella solidarietà. Le iniziative successive al terremoto che ha colpito il centro Italia ne sono una prova: i volontari, le file davanti ai centri di prelievo per la donazione del sangue, la richiesta di fermare la raccolta di beni di prima necessità perché i magazzini erano pieni. Poi c’è la nostra storia: la resistenza, il terrorismo, il rapimento di Moro, gli attentai a Falcone e Borsellino, il miracolo economico, il nostro patrimonio artistico e culturale. Certo siamo un popolo sfilacciato che specialmente in questo periodo fatica a vedere un suo futuro, a trovare la sua vocazione”.