Torino , lunedì, 4. maggio, 2015 8:50 (ACI Stampa).
Sono stati più di trecento gli studiosi che a Torino si sono riuniti per parlare delle ultime ricerche sulla Sindone. L’incontro annuale del Centro Internazionale di Sindonologia con le realtà collegate e che collaborano con il Centro ha avuto come obiettivo fare il punto su alcuni temi della ricerca sindonica che necessitano di approfondimento. Gli interventi di importanti esponenti del mondo scientifico hanno riguardato il campo della ricerca storica, della formazione dell’immagine sindonica e della sua colorazione, indagini di medicina forense e l’analisi palinologica. Da segnalare la presenza dell’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia che ha lodato e incoraggiato l’impegno dei ricercatori.
Secondo Gian Maria Zaccone, Direttore scientifico del Museo della Sindone e Vicedirettore del Centro Internazionale di Sindonologia, troppo spesso l’indagine storica viene finalizzata alla dimostrazione o meno della possibilità che la Sindone sia appartenuta al corredo funerario di Gesù, dove invece deve essere privilegiata la ricerca diretta sull’oggetto. Fondamentale appare invece lo studio del ruolo che essa in quanto immagine ha ricoperto nella storia dell’uomo, quale strumento, per i credenti provvidenziale, di mediazione tra coloro che la contemplano e Colui al quale tale immagine innegabilmente rimanda, Gesù Cristo sofferente, morto e risorto.
Di grande interesse il contributo di Rainer Riesner, professore di “Nuovo Testamento” presso l’Istituto di Teologia Protestante della Facoltà di Scienze Umanistiche e Teologiche di Dortmund, secondo il quale potrebbe sussistere la possibilità di una presenza di componenti della famiglia di Gesù ad Edessa, città dell’attuale Turchia da molti ritenuta prima tappa del lungo percorso della Sindone lungo i secoli.
Flavia Manservigi, dell’Università di Bologna, ha proposto un’esauriente relazione sui flagelli, gli strumenti di tortura i cui numerosi segni sono ben visibili sull’immagine sindonica, segnalando in particolare il ritrovamento di alcuni oggetti catalogati presso i Musei Vaticani quali flagelli dei primi secoli. La relazione sottolinea, sulla base degli accurati studi compiuti sul pur scarso materiale esistente – a cui i sinora trascurati oggetti dei Musei Vaticani portano un rimarchevole contributo pur nella necessità di ulteriori approfondimenti - la possibile compatibilità dei segni presenti sul corpo dell’uomo della Sindone con gli strumenti utilizzati per questo tipo di pena nei primi secoli dell’era cristiana.
Tre interessanti interventi hanno riguardato il trattamento e le caratteristiche dell’immagine sindonica.