Bratislava , domenica, 11. settembre, 2016 15:00 (ACI Stampa).
Crisi della famiglia, crisi della fede e crisi dell’identità culturale: 27 anni dopo la caduta del Muro di Berlino, sono queste le tre crisi che vive il continente europeo. E di questo hanno parlato i vescovi dei Paesi dell’Est Europa, che si sono riuniti l’8 e il 9 settembre a Bratislava, in Slovacchia, per discuterne.
La scelta di Bratislava non è casuale: la Slovacchia è presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea. Quale posto migliore di un Paese dell’Est Europa perché i vescovi orientali si mettessero intorno a un tavolo per discutere dei problemi da affrontare?
Alcune delle conclusioni dell’incontro sono state diffuse in un comunicato del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee. Il primo punto è risvegliare la riflessione dell’identità europea. E questo – sottolineano i vescovi – è “sempre stata connessa con la famiglia fondata dal matrimonio tra un uomo e una donna”. “Soltanto la società con la prole è una società con la speranza”, sottolineano i vescovi.
Si tratta di una risposta netta ai grandi movimenti per le unioni civili, le adozioni omosessuale, il matrimonio gay che hanno moltiplicato i loro sforzi in Europa. Ma per contrasto proprio dai Paesi dell’Est Europa sono arrivate varissime iniziative di cittadinanza che hanno chiesto di cambiare la costituzione dei loro Paesi specificando che il matrimonio è tra un uomo e una donna, facendo fare marcia indietro ai governi sulle leggi anti-famiglia, proponendo cambiamenti legislativi pro-family: è successo il Slovenia, Croazia, Slovacchia, Ungheria, Polonia.
I vescovi sottolineano che la Chiesa “apprezza e aiuta la famiglia”, e notano che “sfortunatamente, alcune decisioni delle strutture europee mettono la famiglia e la protezione della vita in pericolo”. “Attualmente – dicono - l’Europa, prima di tutto, ha bisogno di famiglie stabili e di una politica demografica prudente. L´immigrazione non è una soluzione della crisi demografica”.