Il postulatore della causa di canonizzazione padre Brian Kolodiejchuk ha ricordato come negli anni Ottanta e prima della caduta del comunismo negli anni Novanta, le Missionarie della carità aprirono case in quasi tutti i Paesi comunisti, inclusa l’Unione Sovietica. Tuttavia, nonostante i suoi ripetuti tentativi, madre Teresa non poté soddisfare il suo grande desiderio di aprire una fondazione nella Cina continentale.
Il rapporto con il mondo comunista, per lei che veniva da un paese con un regime rigidissimo, è raccontato dall’ambasciatore albanese presso la Santa Sede,Visar Zhiti, un poeta che ha vissuto il carcere duro nel suo paese.
In una intervista a EWTN il diplomatico ha spiegato come nel suo paese in quegli anni Madre Teresa fosse quasi sconosciuta per la gente comune. L’ambasciatore, in carcere per le sue poesie, ricorda che propio nel 1980 è arrivato nel carcere dove si trovava un giovane che ha raccontato cosa succedeva fuori, e raccontò del premio Nobel che Madre Teresa aveva ricevuto. E molti pensarono che fosse una invenzione, sembrava impossibile. “È stata una grande gioia quando abbiamo visto il suo ritratto, il suo viso, le sue mani, quando accarezzava agli altri, i più poveri, e quando finalmente Madre Teresa è potuta tornare in Albania è andata a mettere i fiori nelle tombe dei suoi familiari che nessuno conosceva: “ eravamo felici che questa volta la donna più conosciuta nel nostro pianeta era una donna albanese”.
Lo sguardo di Madre Teresa si posava davvero su tutti, tanto che oggi anche gli islamici si ispirano a lei. Abdul Sattar Edhi, che è morto lo scorso luglio, parlava spesso delle buone opera della madre di Calcutta. Racconta il figlio: spesso mio padre diceva: «Dovremmo tutti imparare da lei. I musulmani dovrebbero imparare da lei cosa vuol dire lo spirito missionario. Noi siamo stati negligenti in molti aspetti: non c’è molta gente impegnata in missioni umanitarie».
In una terra difficile come il Pakistan la testimonianza della collaborazione tra cristiani e islamici nel nome di Madre Teresa ha una grande importanza. Basterebbe ricordare le suore morte martiri in Yemen lo scorso marzo per comprendere il totale affidamento a Dio delle figlie di Madre Teresa. E oggi le parole di suor Sally l'unica superstite hanno portato in Piazza San Pietro la forza di quell'affidamento.
In queste ore le testimonianze sulla santa si rincorrono. E i ricordi si fanno più intensi
Anche il prelato dell’ Opus Dei ricorda: “ Quelle volte in cui ho incontrato madre Teresa notavo che la sua figura si andava incurvando man mano che passava il tempo, come ci succede con l’avanzare dell’età. La sua particolare vocazione di missionaria della carità di Dio la portava di continuo a curvarsi spiritualmente per accogliere una persona abbandonata o per curare le ferite del corpo e dell’anima. Ed era come se questo “curvarsi” spirituale verso il povero e il malato stesse divenendo anche fisico”. E aggiunge: “Come non ricordare la sua ferma difesa della vita – della quale tutti noi siamo partecipi – quando, nel ricevere il premio Nobel per la pace, nel 1979, accennò al dramma dell’aborto, offrendosi di accogliere tutti i bambini nati non desiderati”.
Oltre le celebrazioni di questi giorni, sarà capace il mondo di accogliere il messaggio di Madre Teresa nella sua profonda spiritualità eucaristica?
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