Macerata , venerdì, 2. settembre, 2016 17:00 (ACI Stampa).
Mercoledì scorso, il 31 agosto, la Chiesa maceratese ha festeggiato il suo patrono, san Giuliano l’ospitaliere nello Sferisterio del capoluogo invece del duomo, perché danneggiato dal terremoto del 24 agosto (finora le scosse nel maceratese sono state oltre 3400).
Nonostante questa ‘paura’ infinita, davanti a quasi 2000 fedeli mons. Nazzareno Marconi, concelebrando con il nunzio apostolico in Spagna mons. Renzo Fratini, ha pregato per le vittime, devolvendo le offerte della celebrazione alle necessità della popolazione colpita dal sisma: “Gesù è in mezzo a chi scava senza riposo tra le macerie; tra chi studia i rischi del sisma impegnando la mente. Questo terremoto ci ha insegnato il valore della vita. Le case crollate si possono ricostruire, i beni materiali recuperare ma le vite non si recuperano, se non agli occhi della fede”.
Riprendendo la prima lettura mons.Marconi ha ‘letto’ questo tragico evento con gli occhi della fede, che è sempre salvifica: “In questo Anno Santo della Misericordia la celebrazione di san Giuliano prende un significato particolare, anche per l’esperienza, purtroppo molto vicina, del terremoto che ha flagellato la nostra terra. Le letture di oggi, ed in particolare il brano del libro del Siracide, mi sembrano un dono di luce spirituale, per leggere con fede questa esperienza che stiamo vivendo. Ben Sirach il saggio dell’antico testamento autore di questo testo, dopo aver riletto la storia passata del suo popolo con le sue alterne vicende, confessa la sua fede in una provvidenza divina che guida la storia: egli sa che ‘il Signore è clemente e misericordioso, perdona i peccati e salva al momento della tribolazione’.
Noi abbiamo sperimentato questa salvezza: se il numero delle vittime è alto e preoccupante, poteva però essere ancora più tremendo, se il terremoto fosse avvenuto in altri orari. Ma, ancora di più, abbiamo sperimentato come Dio ci salva dagli eventi negativi, che fanno parte della nostra vita fragile sulla terra, attraverso l’impegno degli uomini di buona volontà... Per questo da credenti sentiamo oggi tutto il dovere della preghiera di suffragio per le vittime. Non è vero che non possiamo fare più nulla per loro. Possiamo pregare ‘il Signore clemente e misericordioso, che perdona i peccati’ perché li accolga nelle braccia della sua misericordia”.
Quindi, collegandosi a quanto predicato dal vescovo di Ascoli Piceno, mons. Giovanni D’Ercole, e da quello di Rieti, mons. Domenico Pompili, durante le esequie solenni dei morti di Arquata, Pescara del Tronto, Amatrice, Accumoli, mons. Marconi ha fatto riferimento all’opera dell’uomo che, di fronte a calamità naturali così immense, gioca un ruolo fondamentale, con la consapevolezza di una trasparenza doverosa in cui, davvero, si fonda il bene e il futuro dell’uomo: “Sappiamo bene che le responsabilità di uomini che non fanno il proprio dovere per il bene comune, possono aggravare le conseguenze di un evento naturale com’è un sisma. E purtroppo questa storia di inadempienze e colpevoli mancanze la conosciamo e la scopriamo sempre di più.