Città del Vaticano , giovedì, 1. settembre, 2016 18:05 (ACI Stampa).
E’ la seconda volta che la Chiesa cattolica celebra l’evento di carattere ecumenico istituto nel 2015 da Papa Francesco, la Giornata Mondiale di preghiera per la cura del Creato. Papa Francesco presiede i Vespri nella Basilica Vaticana e l’omelia della celebrazione è tenuta dal Predicatore della Casa Pontificia, Padre Raniero Cantalamessa.
Il Messaggio della seconda giornata dedicata alla Cura del Creato, per Papa Francesco,quest’anno si colora di un ingrediente in più: la misericordia per il creato, la “Casa comune”, come viene definita proprio da Francesco nel documento.
Cantalamessa nella sua omelia riprende il tema di Francesco dell’ ”ecologismo umano” e afferma: “Un ecologismo, cioè, che non è fine a se stesso, ma in funzione dell’uomo, non solo, naturalmente, dell’uomo di oggi, ma anche di quello del futuro. Il pensiero cristiano non ha mai smesso di interrogarsi sul perché di questa trascendenza dell’uomo rispetto al resto del creato e l’ha sempre trovato nell’affermazione biblica che l’uomo è stato creato “a immagine e somiglianza di Dio”.
E qui Cantalamessa nella sua omelia passa al punto principale, quello su cui insiste sempre il Papa per il tema ambiente e responsabilità verso chi lo abita: “ La sovranità dell’uomo sul cosmo non è dunque trionfalismo di specie, ma assunzione di responsabilità verso i deboli, i poveri, gli indifesi. L’unico titolo che questi hanno per essere rispettati, in assenza di altri privilegi e risorse, è quello di essere persona umana”.
Il pensiero del Predicatore della Casa Pontificia poi, nella sua omelia, è per gli eventi che hanno sconvolto il centro Italia negli ultimi giorni: “ Qualche volta questa verità che non siamo noi i padroni della terra ci viene bruscamente ricordata da eventi come quello del terribile terremoto della scorsa settimana. Torna allora a porsi la domanda di sempre: “Dov’era Dio?” Non commettiamo l’errore di pensare che abbiamo la risposta pronta a tale domanda. Piangiamo con chi piange, come faceva Gesù davanti al dolore della vedova di Naim o delle sorelle di Lazzaro”.