Roma , martedì, 30. agosto, 2016 10:00 (ACI Stampa).
Una testimonianza straordinaria, un documento che continua a "parlare", attraverso i decenni, le esperienze, i cambiamenti: sono le lettere che Eugenio Corti, il grande scrittore scomparso il 4 febbraio 2014, ha scritto e inviato dal fronte russo, durante la guerra, dal 6 giugno 1942 al 29 gennaio 1943. Queste lettere sono state scelte e raccolte in una silloge dal titolo «Io ritornerò» (edita da Ares), presentato qualche giorno fa al Meeting di Rimini.
Il lavoro di scelta e di riedizione lo ha curato la moglie dello scrittore, Vanda Corti, insieme allo scrittore e giornalista Alessandro Rivali. "Chissà cosa ne avrebbe pensato Eugenio, di questo lavoro, lui che era così accurato, meticoloso, nello scrivere e rivedere i suoi testi…", ci spiega la signora Vanda. Sottolineando così una delle caratteristiche saliente dell’autore de Il cavallo rosso (arrivato alla trentunesima edizione dal 1983), de I più non ritornano (il primo diario pubblicato sulla guerra in Russia, giunto alla diciannovesima edizione) e di un’ampia produzione che comprende Gli ultimi soldati del re, L’isola del Paradiso, Catone l’antico, La terra dell’indio, Il Medioevo e altri racconti, Il fumo nel tempio, Processo e morte di Stalin.
Ma nonostante questo lavoro postumo, non esercitato in prima persona, se il valore documentario è evidente, anche la rilevanza letteraria dei documenti è grandissima, perché l’epistolario è una vera e propria fucina di uno scrittore alla scoperta della propria vocazione. Così come lo racconta la signora Vanda.
Da molte ripetizioni, accenni personali, Rivali invece ha pensato che fosse giusto pubblicarle così com’erano, a testimonianza di quello che poteva vivere un giovane pieno di ideali, di fede, ma anche di fatica, di timori, una vita quotidiana difficile…E di curiosità, di attenzione per la realtà, qualcosa che dimostra pienamente la sua vocazione di scrittore. Certo bisogna considerare che si tratta di un documento relativo, anche per via della censura che interveniva sulle lettere dei soldati. La guerra, certo, si vede e si percepisce, incombente, ma sullo sfondo".
E che cosa può comunicare, soprattutto ai giovani, una lettura di questo tipo?