Città del Vaticano , domenica, 28. agosto, 2016 10:00 (ACI Stampa).
É un appuntamento consueto ormai da anni quello che porta la Libreria editrice vaticana a Pordenone. Per la X edizione de “ La Libreria Editrice Vaticana a Pordenone” che si svolgerà nella città friulana dal 25 al 29 ottobre 2016 quest’anno una anteprima a fine agosto con il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Città del Vaticano.
Sabato pomeriggio il cardinale ha tenuto una Lectio Magistralis sul tema “L’impegno diplomatico come esercizio di Giustizia e Misericordia” nella Sala Convegni dell’Ex Convento di San Francesco. Questa mattina il cardinale celebra la messa in Cattedrale. Nella Lectio il cardinale ha messo in luce alcuni punti della diplomazia della Santa Sede che non è diplomazia di conflitto ma di pace, attenta sopratutto all’uomo e non solo agli stati.
“La "comunione"- ha detto il cardinale- è pertanto il criterio per operare e la finalità ultima del lavoro di Nunzi, Delegati Apostolici, Rappresentanti presso le Organizzazioni internazionali, tutti chiamati a costruire quella comunione necessaria tra la Santa Sede e le Chiese locali, dagli Episcopati a tutti cattolici presenti nei diversi territori e regioni, tra la Santa Sede e il mondo”.
Purtroppo gli avvenimenti dell’ oggi fanno “apparire lontana quell'aspirazione al bene, alla concordia, alla pacifica coesistenza tra i popoli e le Nazioni di cui l'attività diplomatica è sempre stata veicolo, spesso unico e possibile strumento. Di fronte alla violenza, al diniego di giustizia, all'esclusione, al fatto bellico come unica risposta ai problemi di coesistenza, la diplomazia sembra aver dimenticato la sua natura di risorsa capace di colmare la faglia di rottura dei rapporti e della convivenza nella Comunità delle Nazioni.
La si vede spesso solo rincorrere i fatti, seguire l'alternarsi tra conflitto e soluzione pacifica di controversie, ma senza quella forza preventiva capace di arginare il ricorso alle armi tra gli Stati o nei conflitti interni altrettanto sanguinosi. Del resto oggi le guerre sono frutto di rapporti di forza prolungati, senza un preciso inizio e una fine certa. Un aspetto che impone alla diplomazia prima ancora di formulare una proposta risolutiva, di evitare che si blocchino o si scartino i mezzi pacifici”.