Rimini , sabato, 27. agosto, 2016 16:00 (ACI Stampa).
Il meeting dell’Amicizia fra i popoli si è concluso. I visitatori hanno lasciato i padiglioni fieristici, i volontari hanno iniziato il loro lavoro di smontaggio e con un grande sorriso, anche se sono stanchi, li hanno salutato dando l’appuntamento alla prossima edizione, che si svolgerà da venerdì 18 a giovedì 24 agosto 2017, prendendo a tema una frase tratta dal Faust di Goethe: ‘Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo’.
Una continuazione del meeting appena concluso, come ha specificato la presidente della Fondazione Meeting, Emilia Guarnieri: “Dopo questa settimana, in questi giorni così tragici per il nostro Paese e per il mondo, torniamo a casa, al lavoro, a studiare, seriamente desiderosi di scoprire sempre di più che, come diceva don Giussani: ‘E’ la conoscenza della potenza di Gesù Cristo la ragione profonda di ogni nostro gesto di presenza sociale e di comunicazione al mondo: ma questa motivazione unica ed originalissima non diviene evidente se non nella testimonianza di una passione per l'uomo, carica di accettazione della situazione concreta in cui esso si trova, e, quindi, pronta ad ogni rischio ed a ogni fatica’. Per noi questo Meeting è stata una bellissima esperienza”.
E l’ultima giornata del meeting ha tracciato le vie della misericordia attraverso le figure di papa Francesco e di madre Teresa di Calcutta. Il direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, ha delineato ‘La diplomazia di Francesco. La misericordia come processo politico’, perché ha specificato che ad un approccio superficiale, la parola ‘misericordia’ sembrerebbe avere poco a che fare con la ‘diplomazia’ e, ancor meno, con la ‘politica’: “Eppure Papa Francesco sta dando dimostrazione di come il cristianesimo, per la sua natura integrale, abbracci ogni ambito dell’agire umano e, quindi, si declini senza compromessi nella realtà della storia”.
La ‘misericordia’ non ha nulla a che vedere con i buoni sentimenti, ma è l’espressione imprescindibile di un ‘messaggio cristiano’ che ‘non è ideologico’ e ‘dice qualcosa alla storia di tutti gli uomini’: “Papa Francesco intende la misericordia come ‘un processo drammatico e terapeutico’ che si declina in scenari storico-umani apparentemente incompatibili. In altre parole, il tempo della misericordia non è un tempo di pace, anzi, si manifesta in un tempo drammatico, in cui la Chiesa è realmente chiamata ad essere, come chiede il Papa , un ‘ospedale da campo’… Per questo, il Papa si reca in tutte le periferie lacerate del mondo: da Lampedusa, ‘porta d’Europa’, a Cuba, ‘ponte tra Nord e Sud e tra Est e Ovest’, essendo stata teatro dello storico incontro con il patriarca Kirill. Fino a Bangui, che, diventando scenario dell’apertura della prima Porta Santa, ha aperto una breccia di misericordia in un paese lacerato, visitato da papa Francesco contro tutto e tutti”.
Il gesuita ha parlato della misericordia come di una forma poliedrica dalle tante sfaccettature: “Il tempo della misericordia non coincide con i tempi favorevoli, così come accade al tempo della venuta di Cristo, venne la pienezza del tempo, ma non era un tempo geo politicamente propizio per il popolo di Israele, viveva la sottomissione romana… La misericordia si manifesta nel dramma. Il culmine del tempo è dato dalla presenza di Dio nella storia”. Padre Spadaro ha mostrato un papa che sa perfettamente che la pace in astratto non esiste, poiché la conflittualità è un elemento caratteristico dell’essere umano, un Papa che, però, sa che la Misericordia può cambiare il modo: “La traiettoria di papa Francesco è molto chiara a Betlemme ad Auschwitz non parla ma tocca, tocca i muri per risanarli, tocca i muri perché sa che sono ferite, le ferite dell’uomo”.