Rimini , giovedì, 25. agosto, 2016 13:00 (ACI Stampa).
Al Meeting che si conclude a Rimini due mostre sono preferite dai visitatori ed entrambe parlano della misericordia del perdono: ‘L’abbraccio misericordioso. Una sorgente di perdono’, che prende spunto da una frase di san Paolo ai Romani: ‘in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio’.
Questa debolezza mina tutta la capacità di relazioni, eppure così fondamentali, così che sembrano vincere l’interesse, la violenza e il possesso. Però Dio ha mostrato un modo nuovo ed inedito di stabilire e mantenere rapporti, che si chiama Misericordia educando così l’umanità a desiderare un cuore nuovo come il Suo, capace di amare, di perdonare, di vincere il male con il bene. Il culmine di questa iniziativa è l’incontro con Gesù. Da allora la Misericordia ha un volto umano, è una esperienza umanamente possibile e accessibile. Chi ne ha fatto esperienza, come Zaccheo, l’adultera o il buon ladrone accanto alla croce di Gesù, è rinato come persona, ha potuto sperimentare il dono di un cuore nuovo. Da allora, coloro che sono assimilati a Gesù, hanno iniziato a immettere nella storia del mondo una modalità diversa di guardare gli altri e di vivere tutte le relazioni, che riverbera le caratteristiche di tenerezza e misericordia proprie di Dio.
L’altra, gettonatissima al pari di quella su madre Teresa, racconta tante storie di perdono e di redenzione dal carcere: ‘Dall’amore nessuno fugge. L’esperienza delle APAC in Brasile’. All’ingresso della mostra, visitata dopo un’ora di fila, campeggia una frase: ‘Qui entra l’uomo, il delitto rimane fuori’, che è la frase che si incontra prima di entrare nelle carceri APAC in Brasile, dove le chiavi del carcere sono nelle mani dei recuperati - carcerati. APAC è un esempio clamoroso del metodo con cui il mondo può cambiare.
L’origine e il soggetto di questa esperienza è un piccolo gruppo di persone che, affascinate da Cristo, cominciano a generare un vincolo di amicizia che si compromette con la realtà e che li porta a introdurre un cambiamento anche a livello sociale e politico. Le APAC non si propongono come obiettivo quello di essere una alternativa al sistema comune delle carceri, ma si pongono come un'esperienza esemplare di come si può ‘recuperare l’uomo rimuovendo il criminale’. Così Cledorvino Belini, presidente Sviluppo di Gruppo FCA (Fiat Chrysler Automobiles) dell’America Latina; Daniel Luiz da Silva, un ex carcerato; Valdeci Antônio Ferreira, direttore generale di FBAC (Fraternidade Brasileira de Assistência aos Condenados); Luiz Carlos Rezende e Santos, giudice di esecuzione Penale del Tribunale di Giustizia di Minas Gerais, hanno raccontato il tema delle carceri e del reinserimento nella società attraverso una rieducazione al perdono ed alla misericordia.
In America Latina e in particolare in Brasile la violenza aumenta, sembra che la sicurezza sia un sogno irraggiungibile per l'attuale società, la gente si sente sempre più minacciata in prima persona, bombardata da notizie di furti, assalti, stupri di massa su giovani donne, come è avvenuto di recente a Rio de Janeiro. Le vittime crescono spaventosamente, si percepisce che il cerchio si stringe e che in qualsiasi momento ognuno di noi potrà essere vittima della criminalità. Come risposta lo Stato ha incrementato fortemente la via del carcere e la società ha messo in dubbio il concetto di risocializzazione dei detenuti, in un sistema dove il costo del detenuto è altissimo ed equivale ad un investimento tre volte maggiore di quello che serve a mandare un bambino a scuola. In questo contesto sul suolo brasiliano da oltre 40 anni esistono le APAC (Associazione di Protezione e Assistenza ai Condannati), un’esperienza che sorprende per l’originalità del metodo e per i risultati, e si inserisce in modo contundente e provocatorio nel dialogo internazionale sul tema.