Cracovia , domenica, 31. luglio, 2016 10:37 (ACI Stampa).
La GMG è un luogo dove si incontra Cristo. Lo ha detto il Papa, nell'omelia pronunciata al Campus Misericordiae di Cracovia durante la messa conclusiva della Giornata Mondiale della Gioventù celebrata davanti ad oltre un milione di giovani.
Commentando l'incontro con Zaccheo, Francesco spiega che Gesù quando incontra "non si limita a predicare, ma desidera avvicinarsi alla vita di ciascuno, percorrere il nostro cammino fino in fondo, perché la sua vita e la nostra vita si incontrino davvero".
Per incontrare Gesù, Zaccheo deve superare almeno 3 ostacoli. Il primo è la sua bassa statura: "Anche oggi - osserva il Papa - possiamo correre il rischio di stare a distanza da Gesù perché non ci sentiamo all’altezza, perché abbiamo una bassa considerazione di noi stessi. Questa è una grande tentazione, che non riguarda solo l’autostima, ma tocca anche la fede. Perché la fede ci dice che noi siamo figli di Dio, e lo siamo realmente. Questa è la nostra statura, questa è la nostra identità spirituale: siamo i figli amati di Dio, sempre". Per questo "vivere scontenti e pensare in negativo significa non riconoscere la nostra identità più vera: è come girarsi dall’altra parte mentre Dio vuole posare il suo sguardo su di me. Dio ci ama così come siamo, e nessun peccato, difetto o sbaglio gli farà cambiare idea. Per nessuno è inferiore e distante, nessuno insignificante, ma tutti siamo prediletti e importanti: tu sei importante! E Dio conta su di te per quello che sei, non per ciò che hai: ai suoi occhi non vale proprio nulla il vestito che porti o il cellulare che usi; non gli importa se sei alla moda, gli importi tu. Ai suoi occhi vali e il tuo valore è inestimabile".
"Dio - ricora ancora il Papa - è fedele nell’amarci, persino ostinato. Ci aiuterà pensare che ci ama più di quanto noi amiamo noi stessi, che crede in noi più di quanto noi crediamo in noi stessi, che fa sempre il tifo per noi come il più irriducibile dei tifosi. Sempre ci attende con speranza, anche quando ci rinchiudiamo nelle nostre tristezze, rimuginando continuamente sui torti ricevuti e sul passato. Ma affezionarci alla tristezza non è degno della nostra statura spirituale! E’ anzi un virus che infetta e blocca tutto, che chiude ogni porta, che impedisce di riavviare la vita, di ricominciare. Dio, invece, è ostinatamente speranzoso: crede sempre che possiamo rialzarci e non si rassegna a vederci spenti e senza gioia. Perché siamo sempre i suoi figli amati".
Il secondo ostacolo che Zaccheo aveva davanti a sè era la sua "vergogna paralizzante". L'attrazione per Gesù, tuttavia, batte la vergogna perchè per Zaccheo Gesù "era l’unico che poteva tirarlo fuori dalle sabbie mobili del peccato e della scontentezza. E così la vergogna che paralizza non ha avuto la meglio: ha rischiato e si è messo in gioco. Questo è anche per noi il segreto della gioia: non spegnere la curiosità bella, ma mettersi in gioco, perché la vita non va chiusa in un cassetto. Davanti a Gesù non si può rimanere seduti in attesa con le braccia conserte; a Lui, che ci dona la vita, non si può rispondere con un pensiero o con un semplice messaggino".