Auschwitz-Birkenau , venerdì, 29. luglio, 2016 11:09 (ACI Stampa).
Il silenzio e la preghiera. Le due caratteristiche che hanno contraddistinto il pellegrinaggio di Papa Francesco nei campi di sterminio nazisti di Auschwitz e Birkenau dove ben oltre un milione di uomini, donne e bambini sono stati sistematicamente sterminati dalla follia nazista.
Il Papa varca il tristemente noto cancello di Auschwitz sotto l'insegna Arbeit macht frei - il lavoro rende liberi - e si avvia verso l'orrore, entra nell'abisso del male. Sosta a lungo, in silenzio, in preghiera. Non parla. Riflette. Prega. Intensamente.
Nel lager incontra 10 superstiti, tra i 90 e i 101 anni. Li saluta uno ad uno, li bacia, li stringe a sè. Cerca di condividere la loro sofferenza. Davanti al muro delle esecuzioni il Papa lascia una lampada accesa. Poi l'ingresso nella cella della fame dove 75 anni fa San Massimiliano Kolbe veniva ucciso dopo 14 giorni di tortura. Al buio, e in silenzio, Francesco prega. E scrive. "Signore, abbi pietà del tuo popolo! Signore, perdono per tanta crudeltà!", è il messaggio lasciato sul Libro d’Onore del campo.
Tanti i sopravvissuti che sono tornati nei luoghi in cui sperimentarono la concretezza del male. Tra loro anche Lidia, una donna cristiana di orgine russa deportata ad Auschwitz. E' lì con il suo numero identificativo tatuato sul braccio e al collo una medaglia raffigurante Gesù Bambino: Tutti - dice - dovrebbero visitare questo luogo.
Il Papa, intanto, ripercorre i viali della morte, esce - in silenzio - dal cancello di Auschwitz. Tre chilometri lo separano da Birkenau.