Cracovia , giovedì, 28. luglio, 2016 9:00 (ACI Stampa).
"Ho sentito il Papa come un padre che parla ai suoi figli”, dice l’arcivescovo Stanislaw Gadecki di Poznan. Gli fa eco l’arcivescovo Wojciech Polak di Gniezno: “Questo incontro mi ha aperto il cuore, la testa e le orecchie”. Papa Francesco ha appena incontrato i vescovi polacchi a porte chiuse, e nella Sala Stampa delle Giornata Mondiale della Gioventù presidente della Conferenza Episcopale Polacca e primate di Polonia rimarcano che il dialogo è stato sereno, bello, aperto.
Sembra una banalità, ma non lo è. L’incontro era molto atteso, specialmente in Polonia. Perché un po’ si pensava che Papa Francesco avrebbe bacchettato i vescovi di Polonia, specialmente per le loro posizioni espresse sia al Sinodo dei vescovi sia dopo commentando l’Amoris Laetitia. E un po’ erano gli stessi vescovi polacchi a temere un Papa aggressivo nei loro confronti, anche sulle politiche migratorie. Una serie di speculazioni dovute al fatto che il Papa incontrava i vescovi a porte chiuse, senza discorsi pronti. Ma - ricorda l'arcivescovo Gadecki - "il Papa ha sempre fatto così con i vescovi, per favorire il dialogo".
E, per quanto riguarda le preoccupazioni, a guardare bene non erano fondate su motivi reali. Sulle migrazioni, la Polonia ha dimostrato accoglienza e cura, e sono un milione e mezzo gli ucraini che sono arrivati in territorio polacco. Sulla questione della comunione ai divorziati risposati e del dibattito al Sinodo, a chiarire le cose ha pensato l’arcivescovo Gadecki.
Il quale ha fatto notare che l’Amoris Laetitia non ha un problema per quanto riguarda la Comunione ai divorziati risposati – un tema che si trova solo in nota, tra l’altro. Soprattutto, l’arcivescovo Gadecki dice che ha capito le ragioni del Papa.
“Il Papa – dice – ha voluto decentralizzare il modo di pensare e discutere perché è anche interessato in questa dimensione pastorale percepita dalle conferenze episcopali dei diversi Paesi. Questo processo non si può fare in due minuti durante una confessione, c’è un percorso più lungo che si fa con questi divorziati, perché per prendere la comunione bisogna essere in piena unità con Cristo”.