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Borghi, la "spina" e via della Conciliazione, in mostra ai Capitolini

Panoramica della Spina dei Borghi, della piazza e della basilica di San Pietro,1930. Da negativo su lastra in vetro. Roma, Aeronautica Militare, Fotot |  | Musei Capitolini
Panoramica della Spina dei Borghi, della piazza e della basilica di San Pietro,1930. Da negativo su lastra in vetro. Roma, Aeronautica Militare, Fotot | Musei Capitolini
Gaspar van Wittel (1653-1736). Veduta di Tor di Nona. Tempera su pergamena 1682-1688. Roma, Musei Capitolini, Pinacoteca Capitolina (inv. PC 74) |  | Musei Capitolini
Gaspar van Wittel (1653-1736). Veduta di Tor di Nona. Tempera su pergamena 1682-1688. Roma, Musei Capitolini, Pinacoteca Capitolina (inv. PC 74) | Musei Capitolini
Umberto Sciamanna (1891-1963). Piazza Pia, Palazzo Sauve e i Palazzi progettati dall’arch. Luigi Poletti. 1930. Da negativo su lastra in vetro. Roma,  |  | Musei Capitolini
Umberto Sciamanna (1891-1963). Piazza Pia, Palazzo Sauve e i Palazzi progettati dall’arch. Luigi Poletti. 1930. Da negativo su lastra in vetro. Roma, | Musei Capitolini
Autore non identificato. Nascita della Vergine, 1600 ca. Dipinto murale. Dalle demolizioni della Chiesa di San Giacomo a Scossacavalli (primavera 1937 |  | Musei Capitolini
Autore non identificato. Nascita della Vergine, 1600 ca. Dipinto murale. Dalle demolizioni della Chiesa di San Giacomo a Scossacavalli (primavera 1937 | Musei Capitolini

Quando i turisti di oggi vedono aprirsi davanti a loro lo scenario maestoso della facciata della basilica con la cupola di San Pietro in fondo a Via della Conciliazione, non immaginano che circa 80 anni fa la basilica era nascosta da un grande quartiere in parte popolare in parte nobiliare.

I “borghi” come si chiama ancora una parte della zona vicina San Pietro erano un coacervo di edifici, chiese, case e botteghe, che nei secoli si erano appoggiati alla piazza siecentesca della basilica. E nei secoli al centro di quel grande quartiere era nata la “spina” un blocco di costruzioni che sembrava, visto dall’alto, proprio una spina da cavare. In effetti era il risultato di diverse opere che tentarono di mettere ordine nel “borghi” i burg come dicevano i sassoni che come pellegrini avevano iniziato a costruire i forti che avrebbero difeso la basilica che custodiva la tomba del principe degli Apostoli.

Per ripercorrere la storia della “ Spina” i Musei Capitolini hanno esposto alcuni tesori nascosti negli archivi dei musei romani. Piante, stampe, statue e affreschi che raccontano parte della storia della Spina e dell’area che circonda il colle Vaticano.“LA SPINA. Dall’agro Vaticano a via della Conciliazione” è il titolo della mostra allestita nei Musei nel Palazzo Caffarelli che fino al 20 novembre permetterà ai visitatori dei Musei di godere di questa parte di una Roma che non esiste più. Quando alla fine degli anni ’30 si arrivò alla demolizione di un intero quartiere, si era solo all’ultima di una lunga serie di progetti, idee, proposte e discussioni su quale dovesse essere il destino di quella parte di città nata alla rinfusa tra Castel Sant’Angelo e la basilica Vaticana. Un luogo malsano per le continue piene del Tevere, salvato dai muraglioni costruiti dai piemontesi che a loro volta avevano stravolto la vita della città.

La demolizione della Spina fu l’ultimo grande intervento urbanistico al centro di Roma che da allora non ha più cambiato il suo aspetto. E fu l’ultima grande demolizione dopo quelle di Sisto V e quelle dei piemontesi.

Foto del prima del durante e del poi fanno capire al visitatore che tipo di impresa fosse. Eppure in un solo anno dall’ottobre del 1936 a quello del 1937 le demolizioni furono completate. Certo i lavori, interrotti dalla guerra, finirono solo nel 1950 con la messa in opera degli obelischi con le lampade. Via della Conciliazione così come la vediamo oggi.

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Tutto era nato dagli horti, i giardini delle ville romane, e dal circo di Nerone che era proprio al posto della basilica, e della grande area funeraria che è sotto la basilica e che si estende lungo la via Trionfale verso Monte Mario.

Per decenni dove ora c’è Piazza San Pietro la fede cristiana ha convissuto con l’antico culto di Cibele, mentre Costantino costruiva il tempio sulla tomba dell’ Apostolo.

Poi però tutto cambia, e il quartiere intorno alla basilica si trasforma in funzione dei pellegrini e di coloro che vivono e lavorano per la Sede Apostolica.

Di queste trasformazioni nella mostra ci sono belle testimonianze che permettono di comprendere meglio la “romanità” del Vaticano prima degli sventramenti e del turismo di massa.