Si parte da una lettura del Decalogo, le “ Dieci parole” come dicono gli ebrei, poi c’è la lettura del significato teologico di Gerusalemme per i cristiani, perché, scrive Pizzaballa “Anche oggi abbiamo bisogno di correre a vedere la tomba vuota di Cristo. Per questo è importante per noi stare nei Luoghi Santi, essere custodi dell’attualità di quell’evento; Gerusalemme è il cuore, il simbolo di tale principio”.
Scorrendo le pagine si arriva all’intervento che il francescano fece al Sinodo sul Medio Oriente voluto nel 2010 da Benedetto XVI e al significato della presenza cristiana in Terra Santa.
Particolarmente significativo il testo dedicato al dialogo ebraico cristiano, con una precisa analisi della situazione sociale in Israele e delle ricadute del Sinodo sul Medio Oriente.
Non poteva mancare un testo dedicato alla “Nostra aetate”, al Concilio Vaticano II e alle nuove prospettive aperte nei rapporti tra Chiesa cattolica e altre religioni. Per Pizzaballa è “necessario lavorare più seriamente, e non solo nei momenti di emergenza, perché il dialogo tra cattolici ed ebrei diventi importante anche in Israele: scommettere sul dialogo con la comunità cristiana di Terra Santa deve diventare impegno comune dei leader politici e religiosi, come lo deve essere per i cattolici nel mondo”.
Nel 2011 il francescano partecipa al Meeting di Rimini e il suo intervento è dedicato agli Apostoli, alla loro visione, al vivere la fede con i loro occhi.
Poi è la volta delle “primavere arabe” con una analisi che mette in luce il concetto di “cittadinanza della pace”, e di una lettura della spiritualità francescana nell’Anno della Fede, e lì spiega un po’ se stesso. “Ciò che mi ha colpito della fede di Francesco è il suo essere integrale, punto di sintesi di tutta la sua vita; in essa tutto era coinvolto: l’esistenza, il cuore, gli affetti, il pensiero”.
Nel 2014 è di nuovo al Meeting di Rimini e stavolta il tema è basato sulle “periferie” sulle quali ha posto l’accento Papa Francesco, e poi a San Marino mette in luce i rischi e le opportunità della situazione in Medio Oriente.
Ad Assisi parla delle invocazioni per la pace dei Pontefici, a Madrid arriva una riflessione sulla testimonianza che è più forte del male: “Ciò che preoccupa non è il conflitto in sé: non è la prima volta che si è in guerra in Medio Oriente, sappiamo che tutto questo prima o poi passerà. A preoccupare, piuttosto, oggi è il carico di frustrazione, odio e sfiducia profonda che si respira. Superare questa situazione richiede molto tempo e tante energie: vi è odio e sfiducia tra palestinesi e israeliani, sfiducia tra cristiani e musulmani; i musulmani, a loro volta, si sentono attaccati da tutti, e allo stesso modo gli ebrei israeliani”.
Preoccupazione che oggi rimane ancora al centro della questione mediorientale e che trova eco anche nelle parole di Romano Prodi che ha scritto la prefazione al libro: “Ancora più grave delle tensioni politiche appare quindi, secondo padre Pizzaballa l’imbarbarimento delle relazioni umane che si manifesta non solo negli episodi bellici ma nel deterioramento della vita quotidiana: la tensione senza fine impedisce il funzionamento delle strutture fondamentali della convivenza civile come gli ospedali, le scuole e i tribunali, mettendo a rischio non solo il presente ma il futuro di intere comunità”.
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