Venezia , martedì, 19. luglio, 2016 10:00 (ACI Stampa).
"Il criterio di Dio è semplice: amare anche chi non è amabile, accogliere ogni uomo com’è… Il dono di Dio però riguarda, anzitutto, la vita eterna; Dio si china su ciascuno di noi nel breve tempo della nostra vita terrena segnandoci per l’eternità”: lo ha detto il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, nell’omelia della Messa solenne presieduta nella basilica del Redentore alla Giudecca in occasione della tradizionale festa del Redentore.
L'omelia del Patriarca ha fatto anche riferimento alla più stretta attualità, e in particolare alla strage di Nizza. “La nostra preghiera - ha detto - è oggi per tutte le vittime del terrorismo e, in primis, per i bambini della strage di giovedì sera a Nizza e per i loro familiari. Di fronte a un gesto così terribile di odio ci sentiamo sgomenti e invochiamo la grazia della conversione e il ritorno a un senso di vera umanità. Chiediamo, nell’Anno della Misericordia, di esser comunità costruttrici di ponti; non ci si illuda di servire il Vangelo e i poveri guardando solo alle proprie opere e iniziative e, di fatto, non consentendo ad altri di compiere gesti non meno necessari di solidarietà e carità. La carità evangelica ha la sua etica, che consiste anche nel permettere ad altri di compiere attività caritative solidali”.
Come Dio rende giustizia all'uomo? Spiega il Patriarca Moraglia: “Il criterio di Dio è semplice: amare anche chi non è amabile, accogliere ogni uomo com’è, non di rado impaurito e ferito, talvolta arrogante e presuntuoso, reticente, ambiguo, verboso e sgusciante. Il dono di Dio però riguarda, anzitutto, la vita eterna; Dio si china su ciascuno di noi nel breve tempo della nostra vita terrena segnandoci per l’eternità".
Spiega il Patriarca: "Le opere di misericordia corporali e spirituali formano un’unità; sono distinte, non separate. E’ nella croce di Cristo che troviamo la logica di Dio. La misericordia di Dio, infatti, non è un ‘imparaticcio’ umano; si manifesta nel Crocifisso, Colui che ‘vince soccombendo’. Di fronte a Pilato, che non si interessava della verità, Cristo tace con una durezza impressionante… Sì, il Crocifisso ‘vince soccombendo’, anche quando viene colpito, sfregiato e profanato come è avvenuto pochi giorni fa in una chiesa veneziana".
E allora "scagliarsi contro il Crocifisso, Colui che il cristiano ha di più caro, significa profanare quegli stessi valori che proprio il Crocifisso, al di là del suo significato religioso, che sempre rimane, ha originato nella nostra cultura e ancora oggi tiene desti nella nostra società: l’accoglienza, il perdono, la riconciliazione, la misericordia. Per questo, certi tristi episodi, al di là della persona e delle motivazioni che l’hanno accompagnato, vanno vagliati con attenzione ed è opportuno che sia tutta la società a prenderne le distanze, a cominciare dalle comunità religiose, perché non manchi mai il rispetto e il riconoscimento reciproco”.