Bratislava , venerdì, 6. marzo, 2015 12:32 (ACI Stampa).
Slovenia, un movimento popolare guidato dalla Chiesa per combattere la ridefinizione del concetto del matrimonio. È quello che sta succedendo da quando il Parlamento sloveno ha ratificato una modifica della Carta Costituzionale che, di fatto, mette il matrimonio omosessuale alla pari del matrimonio eterosessuale. E questo nonostante “in Slovenia
avessimo già respinto questa ridefinizione di legge,” spiega Andrej Naglic, consulente legale della Conferenza Episcopale Slovena.
Naglic è a Bratislava, all’incontro dei consulenti legali delle conferenze dei vescovi d’Europa organizzato dal Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee. Spiega che “il Parlamento sloveno ha ratificato due giorni fa delle regole riguardo il matrimonio, e secono il nuovo emendamento il matrimonio è una comunione di vita tra due persone, non più
tra uomo e donna. Questo significa che i matrimoni di persone dello stesso sesso sono completamente equiparati ai matrimoni di persone con sesso diverso” .
Spiega il consulente legale dei vescovi sloveni che “questi emendamenti aprono ampiamente alla possibilità per coppie di persone dello stesso sesso di adottare bambini e di avere tutti gli altri diritti che comunemente sono garantiti alle famiglie ‘tradizionali’.”
Ma – aggiunge – “in Slovenia avevamo rifiutato questa ridefinizione del matrimonio attraverso un referendum, in cui la popolazione aveva massivamente votato contro la ridefinizione del matrimonio tradizionale.”
Si assiste così ad una ridefinizione dei diritti a partire dall’alto, secondo un meccanismo che viola il principio di sussidiarietà. D’altronde, la relazione dell’europarlamentare socialista europeo Panzeri, in discussione la prossima settimana alla plenaria del Parlamento Europeo, critica espressamente referendum come quello Sloveno, o quello che ha
avuto luogo in Slovacchia, stabilendo il principio che alcuni temi debbano essere imposti per legge.