Città del Vaticano , giovedì, 7. luglio, 2016 18:46 (ACI Stampa).
Monsignor Lucio Angel Vallejo Balda condannato a 18 mesi per aver divulgato documenti riservati, fatto che aveva già confessato. Francesca Immacolata Chaouqui condannata a 10 mesi per concorso – pena sospesa per 5 anni - , mentre non c’è sufficienza di prove per quanto riguarda la diffusione dei documenti. Nicola Maio assolto perché il fatto non sussiste. I tre assolti dall’accusa di associazione. I giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi non giudicati perché fuori dalla giurisdizione vaticana. Queste le sentenze del processo Vatileaks 2. Ora gli imputati hanno tre giorni per fare appello. Pubblichiamo la nota di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, e poi di seguito il dispositivo completo della sentenza.
Nota di Padre Federico Lombardi
Si doveva fare? E’ stato fatto correttamente? Con quali conclusioni? Si doveva fare. Perché c’è una Legge, per di più una Legge recente (2013) e promulgata per contrastare le fughe di notizie. Negli anni recenti è stato sviluppato il sistema giuridico e penale vaticano per renderlo più completo e metterlo all’altezza delle esigenze odierne di contrasto dell’illegalità in diversi campi. Non si possono dichiarare intenzioni e stabilire norme e non essere coerenti nel metterle in pratica, perseguendo chi non osserva le leggi. Si doveva fare, per dimostrare la volontà di combattere con decisione le manifestazioni e le conseguenze scorrette delle tensioni e polemiche interne vaticane, che da un certo tempo si riflettono troppo frequentemente anche all’esterno tramite indiscrezioni o filtrazioni di documenti ai media, creando un circolo e un contesto ambiguo e negativo di interazioni fra discussioni interne e rilanci esterni tramite le comunicazioni sociali, con conseguenze negative anche nell’opinione pubblica, che ha diritto a una informazione obiettiva e serena. Questa è una “malattia”, come direbbe Papa Francesco, da combattere con determinazione. Per conoscere e valutare i diversi aspetti di questa situazione era giusto affrontare coraggiosamente anche la dimensione del ruolo e della responsabilità effettiva o meno dei giornalisti nella vicenda, nonostante le prevedibili polemiche a proposito della tutela della libertà di stampa. Questa va certamente tutelata, ma la professione giornalistica può avere anch’essa dei limiti da rispettare se vi sono in concorrenza altri beni importanti da tutelare, ed è giusto verificare se questo è avvenuto o no. Come è stato ribadito più volte, questo non era in alcun modo un processo contro la libertà di stampa. Anche Benedetto XVI, pur non essendovi ancora la legge attuale, aveva ritenuto giusto che la giustizia “umana” facesse il suo corso nei confronti del suo maggiordomo fino alla sentenza. Analogamente ora, anche se la responsabilità della divulgazione risaliva chiaramente a un ecclesiastico importante, non sarebbe stato giusto usare per questo motivo un trattamento diverso. Il processo si è fatto con la piena volontà di rispettare le leggi e procedure previste, le esigenze del diritto e della difesa degli imputati. Con giudici e avvocati competenti e con dibattimento pubblico trasparente. Sono state ascoltate testimonianze assai autorevoli, come quella più volte ricordata – nel dibattimento e fuori – del Dr Paolo Mieli. Il tempo complessivo del processo è stato contenuto, anzi breve, se si tiene anche conto dei circa due mesi impiegati per la perizia informatica che era stata richiesta dalla difesa. (Primi arresti 31.10 e 1.11.2015, Rinvio a giudizio 24.11, Udienze in totale 21). La sentenza è stata formulata dal Collegio giudicante in piena autonomia, con atteggiamento di giustizia e di clemenza insieme, secondo lo spirito del rinnovamento della legislazione penale voluto da Paolo VI nel 1969. Come tutti coloro che hanno seguito il processo hanno facilmente compreso, il dibattimento ha avuto un ruolo fondamentale nella formazione del giudizio del Collegio, che non si è mosso sulla base di posizioni preconcette, giungendo infine a sentenze di assoluzione di cui non ci si può che rallegrare. Le motivazioni della sentenza verranno depositate nelle prossime settimane e potranno essere conosciute. Vi sono ora tre giorni di tempo perché gli imputati possano proporre appello. Ci si augura che, nonostante la tristezza che ogni reato e la conseguente vicenda processuale necessariamente causano, se ne possano trarre le conclusioni e le riflessioni utili per prevenire in futuro il ripetersi di situazioni e vicende simili