Città del Vaticano , sabato, 9. luglio, 2016 10:00 (ACI Stampa).
I punti centrali del Messaggio pubblicato dal Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti per la Domenica del mare 2016, che sarà celebrata domenica 10 luglio, sono essenzialmente tre: la difficoltà di coloro che lavorano in mare, i marittimi, l'importanza dell'industria marittima e un appello ai vescovi delle diocesi marittime e alle auorità marittime, affinchè sostengano il loro prezioso lavoro.
Il Messaggio ha la firma del cardinale Antonio Maria Vegliò e monsignor Joseph Kalathiparambil, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti.
“In occasione della celebrazione annuale della Domenica del mare - affermano mons. Vegliò e mons.Kalathiparambil - vogliamo ricordare a tutte le comunità cristiane e ad ogni individuo quanto la professione del marittimo e l’industria marittima siano essenziali per la nostra vita quotidiana. Senza il commercio marittimo, l’importazione e l’esportazione di beni e prodotti finiti non sarebbe possibile” facendo riferimento a mobili, materiale informatico, vestiti, frutta che giungono da noi “trasportati per nave”. “Quasi 1.200.000 marittimi di tutte le nazionalità (in gran parte provenienti dai Paesi in via di sviluppo) trasportano, a bordo di 50mila navi mercantili, circa il 90% di ogni tipo di merci e le migliaia di marittimi che lavorano duramente per garantirci tutto il comfort possibile durante la nostra vacanza in crociera".
Il Pontificio Consiglio dei Migranti rammenta anche il ruolo necessario dei marittimi "nel corso della recente situazione d’urgenza umanitaria nel Mar Mediterraneo" dove "alcuni equipaggi di navi mercantili sono stati in prima linea per intervenire e soccorrere migliaia di persone che cercavano di arrivare in Europa a bordo di imbarcazioni o gommoni stipati all’inverosimile e non in condizioni di navigare".
Nel Messaggio vengono soprattutto ricordate le difficoltà dei marittimi: "La loro integrità fisica è minacciata perché, oltre ai pericoli delle forze della natura, alla pirateria e alle rapine a mano armata, il fatto di passare da una regione all’altra, di cambiare e doversi adattare costantemente a nuove situazioni, continua a rappresentare una rischio considerevole per la sicurezza degli equipaggi".