Città del Vaticano , mercoledì, 6. luglio, 2016 9:35 (ACI Stampa).
“La Chiesa ha voluto condividere la vostra condizione, e si è fatto, per amore, uno di voi, disprezzato dagli uomini, dimenticato, uno che non conta nulla”. Così Papa Francesco si rivolge ai 200 ammalati e disabili arrivati con il Cardinal Philippe Barbarin, vescovo di Lione. Non c’è udienza generale, ma Papa Francesco ha voluto comunque ritagliarsi questo appuntamento, con un gruppo del Movimento Quarto Mondo, nato dall’impegno e dall’ispirazione di padre Joseph Wresinski, che Papa Francesco cita nel suo discorso. Che si conclude con una missione: di pregare anche per i colpevoli della loro povertà.
Chi era padre Joseph Wresinski? Francese di origini polacche, era nato nel 1917 in condizioni di estrema povertà. Ordinato sacerdote nel 1946, per dieci anni fu curato di una parrocchia. Nel 1956, il suo vescovo gli propone di raggiungere un campo di senza tetto, a Noisy-le -Grand (nella regione parigina). Da qual momento, padre Wresinski lotterà con tutte le sue forze per far conoscere alla società e ai più alti vertici delle istituzioni questo popolo di dimenticati in cerca di dignità, oltre che pieni di bisogni materiali. A Noisy le Grand, vennero creati un giardino per bambini, una biblioteca, una cappella, un atelier per giovani ed adulti, una lavanderia, un salone di bellezza. Nacque da questa prima esperienza il Mouvement ATD Quart Monde (Movimento ATD Quarto Mondo).
È un appuntamento molto sentito, per i 200 ammalati e disabili. Una canzone è persino mimata per quanti non possono parlare, e i canti scelti sembrano canti della tradizione popolare francese, incentrati sul tema della misericordia e della presenza di Gesù in mezzo ai poveri. Le testimonianze parlano di miseria, di popoli dimenticati, di povertà. Chiedono al Papa di richiamare la Chiesa ad aprire le porte ai poveri.
Per Papa Francesco, la presenza di questi 200 disabili e malati e dei loro accompagnatori “è una bella testimonianza di fraternità evangelica”. Ricorda che Gesù si è fatto come loro, che anche Gesù ha provato le stesse cose che provano loro, e che loro sono “nel cuore della Chiesa, perché Gesù, nella sua vita, ha sempre dato la priorità a persone che erano come voi, che vivevano in situazioni simili”.
Insomma, conclude il Papa, “la Chiesa, che ama e preferisce quello che Gesù ha amato e preferito, non può stare tranquilla finché non ha raggiunto tuti coloro che sperimentano il rifiuto, l’esclusione e che non contano più”.