Roma , martedì, 28. aprile, 2015 17:38 (ACI Stampa).
“Quanto vorrei che Roma potesse brillare di “pìetas” per i sofferenti, di accoglienza per chi fugge da guerra e morte, di disponibilità, di sorriso e di magnanimità per chi ha perduto la speranza. Quanto vorrei che la Chiesa di Roma si manifestasse sempre più madre attenta e premurosa verso i deboli”.
Perché “tutti abbiamo debolezze, tutti ne abbiamo, ciascuno le proprie. Quanto vorrei che le comunità parrocchiali in preghiera, all’ingresso di un povero in chiesa, si inginocchiassero in venerazione allo stesso modo come quando entra il Signore! Quanto vorrei questo, che si toccasse la carne di Cristo presente nei bisognosi di questa città”.
Videomessaggio di Papa Francesco agli ospiti dei centri Caritas di Roma, questa sera protagonisti al “Brancaccio” dello spettacolo “Se non fosse per te”, che, come sottolineato da Bergoglio, “racconta esperienze vere, difficili, di abbandono ed emarginazione da voi stessi vissute”. “Questa iniziativa teatrale – spiega il Papa - parla del vostro amore per i figli, per i genitori, per la vita, per Dio”.
Esprimendo il compiacimento “per il vostro coraggio” e chiedendo di “non perdere la fiducia e la speranza”, perché “Dio ci vuole bene, vuole bene a tutti”, Francesco elogia l’esperienza: “La modalità con cui parlate alla città la reputo un’occasione di dialogo e di scambio significativo. Voi in cattedra – mettendo in mostra capacità nascoste, aiutati da professionisti esperti che hanno saputo guidare voi attori per far affiorare le risorse e le potenzialità di ciascuno di voi – e gli altri in ascolto, e – ne sono sicuro – meravigliati per le ricchezze che sono offerte”.
“Chi mai pensa che un senza dimora sia una persona da cui imparare? Chi pensa che possa essere un santo?”, si chiede il Papa. E poi la risposta: “questa sera sarete voi a fare del palcoscenico un luogo da cui trasmetterci preziosi insegnamenti sull’amore, sul bisogno dell’altro, sulla solidarietà, su come nelle difficoltà si trova l’amore del Padre”.
“La povertà – continua Francesco - è il grande insegnamento che ci ha dato Gesù quando scese nelle acque del Giordano per essere battezzato da Giovanni il Battista. Non lo ha fatto per bisogno di penitenza, di conversione; lo ha fatto per mettersi in mezzo alla gente, la gente bisognosa di perdono, in mezzo a noi peccatori, e caricarsi del peso dei nostri peccati”.
E ieri come oggi, “è questa la via che ha scelto per consolarci, salvarci, liberarci dalla nostra miseria. Ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di condivisione. Il Buon Samaritano che raccoglie noi, malmenati dai briganti”.
Il Papa cita San Gregorio di Nissa e Sant’Agostino, dicendo che “sulla terra cristo è indigente nella persona dei suoi poveri” e poi ricorda: “Pochi giorni dopo la mia elezione, ho ricevuto da voi una lettera di auguri e di offerta di preghiere. Ricordo di avervi immediatamente risposto dicendovi che vi porto nel cuore e che sono a vostra disposizione. Confermo quelle parole. In quell’occasione vi avevo chiesto di pregare per me. Rinnovo la richiesta. Ne ho veramente bisogno”.
Nelle parole di Francesco anche il grazie per gli operatori Caritas: “li sento come le mie mani”.