Roma , martedì, 5. luglio, 2016 13:15 (ACI Stampa).
"Per leggere dentro la storia e la cronaca di 25 anni di immigrazione in Italia, Caritas e Migrantes hanno scelto nel Rapporto di quest’anno di lasciarsi guidare da una bella espressione: la cultura dell’incontro". Sono le parole di Mons. Guerino Di Tora, Presidente Fondazione Migrantes, in occasione della presentazione del XXV “Rapporto Immigrazione Caritas Migrantes".
La cultura dell'incontro, richiamata e ribadita spesso da Papa Francesco, "non cresce sulla contrapposizione, sulla lotta tra classi e persone, sulla violenza, sulla creazione di luoghi esclusivi - rammenta mons. Di Tora - ma sugli incontri, i legami diversi, da luoghi e città dove tutti hanno un posto, da strade e confini dove persone indicano la direzione, aiutano a rialzarsi e camminare. La cultura dell’incontro non si fonda su un’identità che pensa di affermarsi nella difesa e nella separazione. L’identità non è una relazionalità possessiva. Una società che non riconosca come debba la sua nascita e crescita nell’incontro e non dalla salvaguardia di una chimerica identità pura cade nell’illusione e muore. Un’identità chiusa è un inferno".
Mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale della CEI, intervenuto alla presentazione del Rapporto, commenta riguardo le polemiche e le opinioni sul binomio immigrazione- terrorismo facendo riferimento alla strage in Bangladesh, avvenuta qualche giorno fa:"La strage di Dacca (ma non solo quella) ha inferto un colpo decisivo all’equazione – data per scontata dagli imprenditori della paura – tra immigrazione e terrorismo. Dobbiamo riconoscere che a tutt’oggi gli attentatori non sono praticamente mai gente arrivata in Belgio, in Francia o in Bangladesh con i barconi. Una seconda facile equazione è stata smentita. I dati diffusi dall’FMI, dal Rapporto Caritas/Migrantes dello scorso anno, come i risultati della ricerca della Commissione Bilancio della Camera, ci dicono che l’immigrazione – sul piano meramente economico – conviene; anzi ne abbiamo perfino bisogno".
"Questi due elementi - aggiunge mons. Galantino - obbligano tutti ad affrontare il tema dell’immigrazione lasciando sullo sfondo luoghi comuni e facendo leva su alcuni punti-chiave".
E primo fra tutti Galantino elenca il linguaggio: "L’uso di alcune parole (invasione, emergenza, crisi…) non aiuta certamente ad affrontare correttamente le trasformazioni corso; contribuisce, piuttosto, a falsare i dati reali e ad allargare la forbice tra percezione e realtà del fenomeno migratorio (30% la percezione; 8,2% i numeri reali). Poi il Segretario Generale della CEI smentisce la tipica frase “Vengono e ci portano via i posti di lavoro…”.