Ginevra , giovedì, 7. luglio, 2016 14:00 (ACI Stampa).
Santa Sede e famiglia, è tempo di impegno internazionale. L’evento sull’Amoris Laetitia promosso dell’Osservatore della Santa Sede come “side event” del Consiglio per i Diritti Umani ONU riunito nella sua 32esima sessione ha rappresentato un punto fermo. Perché poi, nel corso di quella stessa sessione, gli Stati hanno anche votato una risoluzione che nomina per tre anni un esperto indipendente sui temi della discriminazione del gender. Ma lo stesso Consiglio ha poi anche approvato una risoluzione per la protezione della famiglia, che impegna tutti gli Stati a difendere la famiglia.
Posizioni contrapposte, che variano come variano le maggioranze dei Paesi membri. Nel caso della risoluzione che ha portato alla decisione di nominare un esperto indipendente sui diritti LGBT, a votare a favore sono stati i Paesi del cosiddetto “primo mondo”, e a poco è valsa la ferma opposizione dei Paesi africani e dell’Est Europa. Per la cronaca, la maggioranza è stata di 23 voti a favore e 18 contrari. Nel caso della risoluzione per la Protezione della famiglia, invece, la forbice è stata più ampia: 32 voti a favore e 12 contrari.
Sono cifre che testimoniano quanto la famiglia sia davvero un punto di riferimento importante per la diplomazia internazionale. La sfida della Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra era dunque portare l’Amoris Laetitia sullo scenario internazionale, in un evento che metteva sul tavolo dei relatori anche due dei tradizionali alleati della Santa Sede sui temi della famiglia: la Federazione Russa e l’Egitto. Non sembrano lontani i tempi in cui Giovanni Paolo II pensava proprio ad una alleanza tra cristianesimo ed Islam nella difesa della famiglia.
Prendendo la parola, l’ambasciatore dell’Egitto Amr Ramadan ha sottolineato come “in Egitto la famiglia è considerata una forza per un cambiamento positivo”. La difesa della famiglia – ha spiegato – ha come punto di partenza l’articolo 16 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani – “la famiglia e la naturale e fondamentale unità della società e deve essere protetta dalla società e dallo Stato” – che rappresenta una “obbligazione morale” per gli Stati, affermata anche in altri trattati internazionali. Ma si tratta anche di un impegno positivo perché “la famiglia ha un grande potenziale nel contribuire alla protezione e promozione dei diritti umani”, anche in area come “lo sradicamento della povertà, l’eliminazione della violenza contro le donne e i bambini, la protezione dei diritti dei fanciulli, il sostegno alle persone anziane e alle persone con disabilità”.
E l’Egitto è stato in prima linea nel difendere la famiglia. L'ambasciatore ha ricordato il lungo percorso verso una risoluzione a protezione della famiglia nel 2013, fino alla risoluzione 29/22 del 2015 che ha “delineato la cornice legale di discussione, messo in luce il ruolo della famiglia in molte aree dei diritti umani e riconosciuto il contributo unico della famiglia come un veicolo per preservare eredità culturale, costumi e valori tradizionali”.