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Padova, dalla Basilica del Santo i tessuti raccontano la storia della città

I frammenti tessili dalal Tombe Gattamelata |  | ©Veranda Arca di S. Antonio
I frammenti tessili dalal Tombe Gattamelata | ©Veranda Arca di S. Antonio
I frammenti tessili dalal Tombe Gattamelata |  | ©Veranda Arca di S. Antonio
I frammenti tessili dalal Tombe Gattamelata | ©Veranda Arca di S. Antonio
I frammenti tessili dalal Tombe Gattamelata |  | ©Veranda Arca di S. Antonio
I frammenti tessili dalal Tombe Gattamelata | ©Veranda Arca di S. Antonio
I frammenti tessili dalal Tombe Gattamelata |  | ©Veranda Arca di S. Antonio
I frammenti tessili dalal Tombe Gattamelata | ©Veranda Arca di S. Antonio

 

La Veneranda Arca di Sant’ Antonio, che da 600 anni si occupa della Basilica padovana, ha ora iniziato il progetto di restauro di una serie di tessili che costituiscono l’occasione per riportare l’attenzione sulla cappella Gattamelata, voluta e fatta decorare da Giacoma da Leonessa, moglie e vedova del condottiero, per seppellirvi il marito e il figlio Giovanni Antonio. Le due tombe, sono la sola parte superstite quattrocentesca della cappella, ora dedicata al Santissimo Sacramento.

I tessuti sono forse di una sepoltura femminile, nella cappella furonocinfatti inumate almeno tre donne: Giacoma da Leonessa, che muore tra l’8 giugno 1465 e il 14 settembre 1466; Caterina, figlia naturale di Giovanni Antonio Gattamelata, e quindi nipote di Giacoma, morta probabilmente di parto alla fine del 1476, e un’altra Giacoma, figlia naturale di Gentile da Leonessa (parente della  prima Giacoma) e compagno d’armi di Erasmo, che probabilmente muore nei primi anni del Cinquecento.

I frammenti sono ununicum nella città del Santo, reso ancora più speciale dalla generale scarsezza di questo tipo di reperti.

Conservati nella Pontificia Biblioteca Antoniana, servizio della Delegazione Pontificia per la basilica di Sant’Antonio in Padova fino ad oggi non erano mai stati studiati né tantomeno restaurati. Dopo un’indagine preliminare e le prove funzionali al restauro, in questi giorni i preziosi tessili sono stati affidati alle cure della restauratrice Anna Passarella del Laboratorio di restauro Giordano Passarella di Campodarsego. Il loro restauro appena iniziato e la successiva esposizione nelle sale del Museo Antoniano rappresentano il completamento per la valorizzazione e la restituzione alla cittadinanza di questi “beni culturali” di inestimabile valore storico per la città.

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I frammenti tessili forse di originario colore rosso, con fili d’argento e motivi floreali, erano custoditi in due cornici con vetro. Lo spostamento verosimilmente frettoloso dalla Cappella Gattamelata alla biblioteca antoniana è avvenuto, con ogni probabilità, negli anni Venti del Novecento, in occasione del rifacimento della cappella oggi denominata del Santissimo Sacramento.

Le analisi in corso potranno rivelare nuovi elementi sui questi lussuosi abiti, a partire dal materiale e dal colore, e forse anche su chi li aveva indossati. I dati che emergeranno potranno trovare uno strumento di confronto negli inventari, visto che sono già noti e pubblicati il corredo di Caterina e l’inventario dell’eredità Gattamelata del 5 marzo 1467, costituente una vera e propria miniera di informazioni. Senz’altro ulteriori informazioni potranno essere rinvenute nell’Archivio della Venerando Arca, ora riordinato, inventariato e aperto agli studiosi.

Per quanto riguarda il restauro, la prima fase iniziata in questi giorni prevede la campagna fotografica dei frammenti tessili e l’aspirazione tramite microaspiratore ad ago munito di filtro per la raccolta delle polveri destinate alle analisi chimico fisiche. Tutti i punti di prelievo sono segnalati su un apposita scheda tecnica e confermati da documentazione fotografica. La fine dell’intervento è prevista per inizio autunno.Le analisi in corso potranno dirci delle cose in più, a partire dal materiale e dal colore.

I dati che emergeranno potranno trovare uno strumento di confronto negli inventari che abbiamo ora a disposizione: il corredo di Caterina e l’inventario dell’eredità Gattamelata del 5 marzo 1467: quest’ultimo documento è uno degli esiti più belli del recente riordino dell’Archivio dell’Arca, la cui pubblicazione è stata curata da Giulia Foladore nel volume dedicato, da chi scrive, alla statua equestre di Erasmo, opera, come è ben noto, di Donatello.

I frammenti si inscrivono entro un contesto storico e storico artistico che ha attraversato la storia della basilica a partire dalla metà del Quattrocento, incrociando le vicende di un potente clan guerresco con quelle della costruzione, della decorazione e del patrimonio tutto della chiesa antoniana.