Città del Vaticano , martedì, 28. giugno, 2016 13:19 (ACI Stampa).
Gioia e amore. Le chiavi del pontificato di Benedetto XVI sono nelle parole del cardinale Mueller successore di Ratzinger alla Congregazione per la dottrina della fede, che ha salutato il Papa Emerito nella celebrazione dei suoi 65 anni di sacerdozio voluta da Papa Francesco e che si è svolta nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico.
Mueller riprende Bernanos, per dire che la “gioia” “proviene anzitutto dal fiducioso abbandonarsi a quel misterioso e buon Disegno che Gesù Risorto vuole portare a compimento in ciascuno di noi. La gioia del Vangelo è anzitutto Sua, è dono del Signore, e proviene dal Suo Cuore, che ha avuto pietà del nostro niente e ci ama, cioè ci ricrea, con un Amore eterno”.
Il cardinale ha presentato così al Papa Emerito il libro “Insegnare e imparare l’Amore di Dio” che raccoglie i discorsi sul sacerdozio di Joseph Ratzinger. E ha ricordato che “la Festa dei due Apostoli già prefigurava, per così dire, i tratti essenziali della Sua missione: annunciare la Parola di Dio Paolo e confermare i fratelli nella Fede Pietro. Il tempo ha poi rivelato in modo mirabile ciò che in quell’inizio era misteriosamente precontenuto”.
Il cardinale Sodano, decano del Collegio cardinalizio, nel suo saluto ha ripercorso il momento stesso della ordinazione sacerdotale di Joseph Ratzinger 65 anni fa e offerto il suo grazie: “in questo momento noi sperimentiamo un clima di grande letizia spirituale e di intensa fraternità, nel vincolo comune di servizio alla Santa Chiesa di Cristo”.
Sodano ha ricordato la omelia di Benedetto XVI nel Duomo di Freising nella vista del 2006: ““Quando ero qui prostrato a terra e come avvolto dalle Litanie di tutti i Santi, mi rendevo conto che su questa via noi non siamo soli, ma che la grande schiera dei Santi cammina con noi e che i santi ancora vivi, e cioè i fedeli di oggi e di domani, ci sostengono e ci accompagnano. Poi vi fu l’imposizione delle mani e quando il Card. Faulhaber ci disse: «Jam non dico vos servos, sed amicos» (non vi chiamo più servi ma amici), allora sperimentai che l’ordinazione sacerdotale è come un’iniziazione nella comunità degli amici di Gesù, che sono chiamati a stare con Lui e ad annunciare il suo messaggio”.