Città del Vaticano , lunedì, 27. giugno, 2016 10:00 (ACI Stampa).
Giustizia e pace. Francesco le augura all’Armenia, terra biblica di grandi contrasti come violento e contrastato è il clima, così la storia, la cultura, la vita. “Vita di pietra” e “tenerezza di madre” dice Francesco ai giornalisti che lo hanno seguito in queste 52 ore nel paese dove per la prima volta il cristianesimo è stato dichiarato religione di stato.
Francesco gli armeni li conosce dall’ Argentina. Quelli della diaspora, quelli che non fanno troppo differenza tra Chiesa Apostolica e Chiesa Cattolica, quelli che sono legati alla Patria soprattutto dalla “armenità”. Quelli, dice ancora il Papa, che hanno sempre usato solo la parola “genocidio” per ricordare il 1915.
Ma per tre giorni il Papa è stato finalmente in Armenia, quella vera, non quella della memoria, del cuore, della poesia e delle musiche struggenti.
L’Armenia che il Papa ha conosciuta è quella di Metz Yeghérn, il "Grande Male", che indica insieme il male fisico e morale, la tortura e il dolore di un popolo.
Quella dove ancora il sovietismo impera, quella dove la guerra è una realtà soffusa perché la lotta per il Nagorno-Karabak non ha mai fine.