Erevan , lunedì, 27. giugno, 2016 17:00 (ACI Stampa).
Qual è il destino del popolo armeno? “Una vita di pietra e tenerezza di madre”, ha detto Papa Francesco, nel volo di ritorno dai 3 giorni di viaggio nella prima nazione cristiana. La verità è che il popolo armeno ha avuto anche 36 soldati per difendere la fede. Soldati che hanno costruito la nazione, che non solo è stata la prima a proclamarsi cristiana, ma che probabilmente è l'unico vero “popolo del libro” dei tempi moderni. Perché il libro per gli armeni è tutto, e permea la religiosità popolare.
Ma chi sono questi 36 soldati? Sono le lettere dell’alfabeto armeno, “inventato” da Mesrop Mashtoz, un geniale frate vissuto a cavallo del III e IV secolo che mise tutti i suoni fonetici armeni in fila, e diede a ciascun suono una lettera. Era una vocazione, quella di Mashtoz: a lui si attribuisce anche la creazione dell’alfabeto georgiano e di quello caucasico albaniano.
Fatto sta che la creazione di questi 36 soldati salvò la fede armena e costruì nazione, popolo e cultura. Racconta ad ACI Stampa Artsrun Sahakyan, esperto di filologia della storia, professore universitario e ricercatore al Matenadaran, il Museo del Manoscritto di Yerevan, che “l’Armenia era un Paese pagano, come tutti quelli del circondario. Subiva l’influsso romano, greco, persiano, mazdeista. Quando, con il Battesimo di Mitridate III, il cristianesimo divenne religione ufficiale, non c’era l’alfabeto armeno. Si predicava in greco o in siriaco, ma non in armeno. Si prendevano i libri sacri, e durante le celebrazioni si faceva una traduzione all’impronta dei testi greci e siriaci”.
Così, con “l’alfabeto, Mashtoz creò una lingua letteraria. Una lingua che in realtà era già ben sviluppata, andava solamente codificata, direi ‘scolpita su pietra’. Tanto che la traduzione della Bibbia, la prima delle traduzioni, era già avanzatissima. Tutti si sono chiesti come mai una prima traduzione fosse così perfetta. La verità sta nel fatto che non c’era da codificare una lingua: la lingua c’era già”.
Nasce così lo straordinario amore per i libri del popolo armeno, legato direttamente alla fede cristiana.