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Il Papa: Metz Yeghérn, il martirio cristiano allora come oggi

Il Papa e il presidente armeno  |  | Osservatore Romano
Il Papa e il presidente armeno | Osservatore Romano
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Il Papa e il presidente armeno | Osservatore Romano

É la memoria Metz Yeghérn, il “Grande Male” che segna il discorso del Papa di fronte alle autorità civili dell’ Armenia. Il Grande male “che colpì il vostro popolo e causò la morte di un’enorme moltitudine di persone. Quella tragedia, quel genocidio, inaugurò purtroppo il triste elenco delle immani catastrofi del secolo scorso, rese possibili da aberranti motivazioni razziali, ideologiche o religiose, che ottenebrarono la mente dei carnefici fino al punto di prefiggersi l’intento di annientare interi popoli. E' tanto triste Sia in questo, come negli altri due, le grandi potenze internazionali guardavano da un'altra parte"".

Ma il Papa nel secondo discorso del suo viaggio va oltre, “auspico vivamente- dice- che l’umanità sappia trarre da quelle tragiche esperienze l’insegnamento ad agire con responsabilità e saggezza per prevenire i pericoli di ricadere in tali orrori. Si moltiplichino perciò, da parte di tutti, gli sforzi affinché nelle controversie internazionali prevalgano sempre il dialogo, la costante e genuina ricerca della pace, la collaborazione tra gli Stati e l’assiduo impegno degli organismi internazionali, al fine di costruire un clima di fiducia propizio al raggiungimento di accordi duraturi”.

E per fare questo, spiega Francesco “è di vitale importanza che tutti coloro che dichiarano la loro fede in Dio uniscano le loro forze per isolare chiunque si serva della religione per portare avanti progetti di guerra, di sopraffazione e di persecuzione violenta, strumentalizzando e manipolando il Santo Nome di Dio”.

É il tema del martirio al centro della riflessione del Papa, quello dei cristiani

Che oggi “come e forse più che al tempo dei primi martiri, sono in alcuni luoghi discriminati e perseguitati per il solo fatto di professare la loro fede, mentre troppi conflitti in varie aree del mondo non trovano ancora soluzioni positive, causando lutti, distruzioni e migrazioni forzate di intere popolazioni. È indispensabile perciò che i responsabili delle sorti delle nazioni intraprendano con coraggio e senza indugi iniziative volte a porre termine a queste sofferenze, facendo della ricerca della pace, della difesa e dell’accoglienza di coloro che sono bersaglio di aggressioni e persecuzioni, della promozione della giustizia e di uno sviluppo sostenibile i loro obiettivi primari”.

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E gli armeni sanno bene di cosa si tratta, nell’anno in cui si celebrano i 25 anni della indipendenza: “I festeggiamenti per questa lieta ricorrenza - dice il Papa- saranno tanto più significativi se diventeranno per tutti gli armeni, in Patria e nella diaspora, uno speciale momento nel quale raccogliere e coordinare le energie, allo scopo di favorire uno sviluppo civile e sociale del Paese, equo ed inclusivo”.

Francesco cita Giovanni Paolo II e ricorda che la storia armena” va di pari passo con la sua identità cristiana, custodita nel corso dei secoli. Tale identità, lungi dall’ostacolare la sana laicità dello Stato, piuttosto la richiede e la alimenta, favorendo la partecipe cittadinanza di tutti i membri della società, la libertà religiosa e il rispetto delle minoranze. La coesione di tutti gli armeni, e l’accresciuto impegno per individuare strade utili a superare le tensioni con alcuni Paesi vicini, renderanno più agevole realizzare questi importanti obiettivi, inaugurando per l’Armenia un’epoca di vera rinascita”.

E la Chiesa cattolica “è lieta di poter offrire il suo contributo alla crescita della società, particolarmente nella sua azione rivolta verso i più deboli e i più poveri, nei campi sanitario ed educativo, e in quello specifico della carità, come testimoniano l’opera svolta ormai da venticinque anni dall’ospedale “Redemptoris Mater” ad Ashotsk, l’attività dell’istituto educativo a Yerevan, le iniziative di Caritas Armenia e le opere gestite dalle Congregazioni religiose.

Dio benedica e protegga l’Armenia, terra illuminata dalla fede, dal coraggio dei martiri, dalla speranza più forte di ogni dolore”.

Il Presidente della Repubblica dell’Armenia Serzh Sargsyan da parte sua ancora una volta ha chiesto il riconoscimento del genocidio da parte della Turchia, e ricordato che il cristianesimo per gli armeni è uno stile di vita, ringraziando il Papa per quanto fatto con la celebrazione della messa in Vaticano per i 100 anni del genocidio.

Il presidente ha anche ricordato la necessità di una coesistenza pacifica per un pace durevole.

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L’incontro si è svolto nel Palazzo Presidenziale di Yerevan nel Salone Ovale nel pomeriggio quando in Armenia sono le 18.30.

Il Papa ha ricordato con le parole di Elise Ciarenz la bellezza del Paese: “Il nostro cielo turchese, le acque chiare, il lago di luce, il sole d’estate e d’inverno la fiera borea, […] la pietra dei millenni, […] i libri incisi con lo stilo, divenuti preghiera”.