Città del Vaticano , venerdì, 24. giugno, 2016 12:00 (ACI Stampa).
Responsabilità e speranza, ecco le caratteristiche della risposta cristiana alla questione delle migrazioni. Lo ha ricordato ieri sera l’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, durante la preghiera ecumenica in memoria di quanti perdono la vita nei viaggi verso l’Europa promossa dalla comunità di Sant’Egidio nella basilica romana di Santa Maria in Trastevere e in contemporanea in altre città del Paese.
Come riporta l’Osservatore Romano, Becciu ha detto che “ogni viaggio deve poter avere una meta: che sia in Italia o in altri Paesi, questa meta si chiama dignità. Non si può negare la dignità, rifiutare la vita, negare il futuro. Se non saremo capaci di offrire questa possibilità, noi stessi lo perderemo ed esauriremo le riserve di cultura e umanità del nostro continente”. Il sostituto ha rievocato “i rischi che minacciano tanti esseri umani in cerca di pace e di una vita più dignitosa” con l’invito a non “abituarci e rassegnarci alla morte di tante persone” e a “non assistere impotenti all’innalzamento di muri che separano e uccidono la speranza”. L’arcivescovo Becciu ha chiesto di non dimenticare “lo sguardo innocente dei bambini privati di terra e di futuro” ed ha aggiunto: “non possiamo accettare che il Mediterraneo da mare nostrum divenga mare monstrum!”.
La risposta cristiana deve essere carica di responsabilità e di speranza perché “è possibile e doveroso farci carico della situazione” è anche “possibile far giungere in sicurezza altri immigrati grazie ai corridoi umanitari”, ricordando la iniziativa d Sant’ Egidio sostenuta dal Papa. La speranza e la accoglienza e mitezza devono esserci laddove si spargono la zizzania della rabbia e il veleno del clamore populista. Infine il sostituto ha ricordato la visita a Lesbo, dove ha “potuto toccare con mano il dolore e la disperazione, le attese e le speranze che i rifugiati nel campo di Moira gli hanno trasmesso, e la commozione stessa del Santo Padre, che alcune settimane dopo, parlando a cinquecento bambini, affermava: “I migranti sono in pericolo, non sono un pericolo””.