Città del Vaticano , martedì, 21. giugno, 2016 15:30 (ACI Stampa).
Un popolo antico quello armeno, una storia che si intreccia con le culture di due continenti, l’ Asia e l’ Europa, e l’orgoglio di una cultura originale con una lingua originale e un alfabeto non greco e non latino nato nel 401. Ma anche un popolo politicamente sfortunato soprattutto nel tempo moderno e nel mondo contemporaneo.
Il “ Grande male” come viene chiamato in Armenia quello sradicamento violento da parte dell’ Impero Ottomano, non è il solo evento drammatico. Un altro “impero” quello sovietico ha tolto all’ Armenia una regione storica il Nagorno Karabak e l’ha assegnata all’ Azerbaijan. Una regione ricca di petrolio e di storia. Una regione per la quale i due paesi sono ancora in guerra.
In Europa i media si chiedono se il Papa pronuncerà ancora una volta la parola “genocidio”.
Non è importante dice Padre Federico Lombardi, la Santa Sede non vuole fare di una parola una trappola politica, il Papa è neutrale verso tutti i popoli, e questo non significa certo dimenticare quello che è successo, ma significa superarlo per trovare la riconciliazione.
Sarà cosi anche con gli azeri? La Santa Sede sostiene che questa volta il Papa non passa il confine perché il Patriarca ortodosso è a Creta. Ma certo il ricordo del viaggio di Giovanni Paolo II in Caucaso del 2001 fa pensare.