Roma , lunedì, 20. giugno, 2016 16:00 (ACI Stampa).
Sono 60 milioni le persone in movimento. Nella giornata mondiale del rifugiato del 20 giugno, il mondo è testimone del più alto numero di sfollati registrato in decenni.
Conflitti, povertà, regimi oppressivi costringono centinaia di migliaia di persone a intraprendere il viaggio verso l’Europa. Sofferenze, abusi e sfruttamento, che colpiscono soprattutto donne e bambini e le morti nel deserto o in mare sono le drammatiche conseguenze. Solo nel 2016, circa 2.000 persone sono morte annegate nel tentativo di raggiungere l’Italia. In questo scenario allarmante, il Sovrano Ordine di Malta ha rafforzato la sua azione.
La sua rete mondiale di associazioni, ambasciate, corpi di soccorso e di volontariato radicata in 120 paesi del mondo ha esteso i programmi di aiuto in base alle necessità locali e geografiche. Anche se i progetti per i rifugiati e gli sfollati sono anzitutto focalizzati in Medio Oriente, l’azione dell’Ordine copre anche paesi in Europa, tra cui l’Italia, e molti altri come la Repubblica Democratica del Congo, il Myanmar, il Sud Sudan, la Tailandia, l’Uganda e l’Ucraina.
Per esempio cresce l’azione di solidarietà in Libano: dall’inizio della crisi siriana nel 2011, circa 72.000 persone per la maggior parte rifugiati siriani e iracheni insieme a comunità ospitanti in condizione di bisogno, sono state assistite. Dal 2014, un’unità medica mobile opera nell’area di Wadi Khaled-Akkar, nel nord del Libano al confine con la Siria e su richiesta del governo un’operazione simile è stata realizzata nella zona Bekka, dove vive il 35% della popolazione rifugiata. La prima unità mobile medica è stata lanciata dall’Ordine di Malta nel 1996, durante l’operazione “I frutti del rancore”, in collaborazione con la più nota tra le organizzazioni umanitarie sciite, la Fondazione Imam Sadr, con la quale l’Ordine di Malta gestisce anche un centro medico nel villaggio di Siddikine.
Ma soprattutto l’Ordine di Malta agisce dove c’è maggiore necessità. Fornisce infatti aiuto umanitario a rifugiati e persone sfollate nel nord della Siria e Iraq, in Turchia e Libano. Nel 2015, i suoi ospedali da campo, i centri medici e le cliniche mobili hanno fornito cure mediche a circa 170.000 malati e feriti. Nel complesso, gli aiuti hanno raggiunto più di 266.000 tra rifugiati, sfollati e persone vulnerabili in Medio Oriente.